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La storia infinita dei contributi non dovuti
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La storia infinita dei contributi non dovuti

La cosa che più indigna è che, a distanza di vent’anni, ci siano ancora delle questioni irrisolte per quanto riguarda le contabilità delle aziende alluvionate. Parliamo degli attesi rimborsi dei

La cosa che più indigna è che, a distanza di vent’anni, ci siano ancora delle questioni irrisolte per quanto riguarda le contabilità delle aziende alluvionate. Parliamo degli attesi rimborsi dei contributi previdenziali versati negli anni 1995/1996/1997, quelli immediatamente seguenti il disastro. Proprio in quegli anni ci furono delle aziende che, con grande fatica riuscirono ad onorare il pagamento dei contributi ed altre che, invece, erano in ginocchio e non versarono nulla andando incontro a richieste di regolarizzazione. Una situazione che sembrava risolta dieci anni fa, nel 2004 quando venne varata una legge che equiparava le aziende alluvionate piemontesi a quelle siciliane colpite da analoga calamità, stabilendo che avevano diritto ad uno “scontissimo” dei contributi del 90% per quei tre anni già citati.

Dunque le aziende che dovevano ancora regolarizzarsi dovevano solo versare il 10% di quanto dovuto mentre il problema si apriva per quelle che invece all’epoca avevano pagato tutto e chiedevano indietro il 90% versato e non dovuto per arrivare al trattamento equo tra tutte le imprese. Un’interpretazione che però fu subito osteggiata dall’Inps e le aziende dovettero rivolgersi agli avvocati ed intentare cause civili per vedersi riconosciuto questo diritto. Decine anche le aziende astigiane coinvolte. In primo e secondo grado e in Cassazione i giudici hanno sempre dato ragione agli alluvionati e costretto l’Inps a provvedere al rimborso di quel 90% di contributi versati in quei tre anni. Tutto si è fermato però nel 2012 quando un giudice di Cuneo ha posto alla Commissione Europea un quesito: possono questi rimborsi configurarsi come aiuti di Stato e dunque essere obbligatoriamente sottoposti alla procedura di autorizzazione da parte dell’Unione Europea?

Sentenze sospese in attesa che la Commissione europea facesse i suoi accertamenti dopo aver aperto un’istruttoria nei confronti del Governo italiano chiamato a giustificare quella legge. In occasione di un’audizione a Roma ci furono anche due avvocati astigiani, Pasta e Sellitti, che si presentarono per convincere i commissari della legittimità della legge sui rimborsi assolutamente non riconducibile ad aiuto di Stato. Attesa la sentenza per il febbraio scorso, la Commissione non si è ancora espressa. «Un caso analogo a quello piemontese – ha spiegato l’avvocato Pastache con il collega Sellitti ha seguito molti di questi processi – di sospetti aiuti di Stato è giunto di fronte alla Corte di Giustizia europea che dovrebbe pronunciarsi a breve. Probabilmente la Commissione attende la Corte per avere un orientamento più preciso nella sua decisione».

d.p.

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