Dallo steccato: Cattedrale, Dino Pes, detto Velluto, su Zamura; Don Bosco, Giovanni Atzeni detto Tittia, su Aurus; San Silvestro, Enrico Bruschelli, detto Bellocchio, su Spartaco da Clodia; San Paolo, Andrea Coghe, detto Tempesta, su Zio Fester; San Martino San Rocco, Gavino Sanna su Anda e Bola; San Marzanotto, Donato Calvaccio su L’Essenziale e Moncalvo, Massimo Columbu, detto Veleno II, su Borghesia.
Dopo le tribolazioni al canapo della batteria precedente, la terza corsa di qualificazione non ha portato ad un ulteriore allungamento dei tempi, poiché ha fatto registrare solamente due partenze false. Alla caduta del canapo in occasione del via ritenuto valido da Bircolotti, San Silvestro e San Marzanotto restavano lì, quasi attendendo che la partenza venisse annullata. Attimi di incertezza ma il mossiere non faceva scoppiare il petardo e la corsa da sette scendeva subito a cinque accoppiate. Subito davanti Don Bosco, tallonato da San Martino San Rocco e dalla Cattedrale.
La situazione restava immutata per i primi due giri, ma nell’ultima tornata si scatenava il pandemonio. San Paolo, in quinta posizione, risaliva con autorevolezza e si portava in scia della Cattedrale, sferrando l’attacco decisivo nell’ultimo mezzo giro. Zio Fester si mostrava in buone condizioni e approfittando anche di un calo di Zamura, cavalla della Cattedrale, piazzava unn rush finale impressionante che lo portava, spinto da Andrea Coghe, a precedere sul palo l’accoppiata biancazzurra. In finale quindi don Bosco, vincitore della batteria, San Martino San Rocco e San Paolo.
A restare esclusi erano, oltre alla Cattedrale, San Marzanotto, San Silvestro e Moncalvo. Pronostici sostanzialmente rispettati e ottima l’impressione destata da Don Bosco e San Rocco. Cavalli nei box a rifiatare per prepararsi al meglio alla finale, contempi di recupero, a dirla tutta, quanto mai ristretti.