Si è svolta a Palazzo Mandela una conferenza stampa tra i gruppi di opposizione in consiglio comunale e giornalisti per parlare di bilancio di previsione, criticità e possibili soluzioni. «E’ stato un anno impegnativo che si chiude con due pratiche fondamentali: – ha esordito Michele Miravalle (Pd) – la variante generale al Piano Regolatore con cui abbiamo iniziato il percorso che porterà Asti ad adottare un nuovo Piano e il Bilancio di previsione; il dato politico – ha sottolineato Miravalle – è che queste opposizioni stanno continuando un percorso di unità che ha portato a proporre emendamenti firmati da tutti. La nostra è una compattezza più sincera del silenzio della maggioranza che nasconde divisioni e ipocrisia, con un sindaco padre-padrone della maggioranza». Ha poi preso la parola Roberto Migliasso (Prendiamoci cura di Asti): «Il nostro sindaco – ha ribadito – durante le serate di Consiglio ha dimostrato di essere solo lui al comando, quello che vogliamo noi è invece la condivisione dei problemi della città e la proposta di soluzioni; mancano gli investimenti e non si programma; il Pnrr ha aiutato, ma bisogna trovare altre risorse ed esigere le multe e i circa 16 milioni di euro di Tari persi in questi anni, soldi che potevano essere usati per le spese correnti».
Gianfranco Miroglio (Europa Verde) ha denunciato la grave condizione ambientale. «Non ho capito dove potrà andare la nostra città nei prossimi anni perché c’è mancanza di prospettive, – ha commentato – credo che risposte sulla viabilità non siano arrivate, le ciclabili sono addirittura controproducenti, le rotonde della Lidl o di piazza Torino sono progetti nodali mai sviluppati, manca la voglia di ridurre i problemi, si trascina da anni il regolamento del verde e inoltre, per quanto riguarda i rifiuti, siamo in fondo alle classifiche, vicini ai limiti delle sanzioni». Mauro Bosia (Uniti si Può) ha puntato il dito sulle società partecipate, «una situazione più confusa di prima, la componente operativa di Asp è sempre più ridotta mentre Gaia, che era un’isola felice di questa città, – ha detto – adesso pare sia un bubbone pronto ad esplodere e che stia in piedi solo grazie alla discarica di Cerro Tanaro».
Mario Malandrone (Ambiente Asti) ha approfondito la questione dei minori stranieri non accompagnati «che ci costano 130 euro al giorno e per cui abbiamo dato soluzioni rimaste inascoltate». Sulla casa, «riguardo a cui non ci sono programmi», e sulla sicurezza e sul decoro: «Il degrado è soprattutto nelle periferie , ma su questo aspetto non è stata fatta una parola». Maria Ferlisi (Pd) ha fatto un intervento a 360°. «La nostra è una città in sofferenza, – ha detto – che arretra dal 49° al 59° posto sulla qualità della vita, contraddicendo quello che viene raccontato dal sindaco». Ha poi parlato della mancanza dei servizi educativi (asili, etc.) dicendo che «le famiglie consumano meno perché c’è una crisi di reddito e anche a livello culturale non ci sono incentivi».
Valter Saracco (Prendiamoci cura di Asti) ha sottolineato il problema della casa: «Manca un’edilizia sociale e non ci sono progetti in merito, la speranza è che l’Atc recuperi alloggi rendendo più oneroso lasciare vuoti gli immobili e favorendo gli affitti». Saracco ha ancora commentato la questione bonifiche: «Giacomini parla addirittura di 75 siti, ma se manca personale, queste bonifiche rimarranno lì». Luciano Sutera (Pd) ha aggiunto che «questo calo di investimenti nel tempo, ci ha fatto preoccupare come la mancanza di programmazione; studiate il modo di fare nuovi investimenti – ha invitato – e dotate di risorse gli uffici che si occupano della programmazione, della ricerca dei bandi o della riscossione dei crediti».
Vittoria Briccarello (Uniti si può) ha toccato, in sintesi, più punti «su cui noi stiamo costruendo mentre altri hanno distrutto: la missione ambiente, l’unica che nella triennalità, ha avuto un abbattimento degli investimenti di oltre mezzo milione di euro che non vengono integrati; la questione casa, manca l’integrazione economica che i servizi sociali hanno richiesto per avere una flessibilità che non è sopperita dal fondo povertà; la terza notizia – ha sottolineato – è che diminuisce la popolazione e che noi abbiamo sei mesi di tempo per evitare che Konecta venga delocalizzata e si perdano non solo 400 posti di lavoro, ma anche mezzi di trasporto non più funzionali, bar e ristoranti locali che ci rimetteranno, a questo proposito oggi presenteremo un’interpellanza a livello regionale, e ancora il bando rigenerazione suoli degradati che per fortuna è stato prorogato al 19 dicembre, ma noi non abbiamo progetti. Quinta notizia: ci sono circa 9.000 persone in Piemonte in attesa di essere accolte nelle Rsa, ma di fatto il Maina, ad Asti, non ha visto nessun sostitutivo». Poi Briccarello ha aggiunto che «Palazzo Ottolenghi per adesso non riaprirà anche perché non c’è personale da inserire e ultima notizia – ha ancora informato – è che a Palazzo Alfieri devono essere fatti importanti lavori sugli impianti, ma non si riesce a capire come si andrà a sopperire a ciò che dovrà essere fatto».
Roberto Vercelli (Pd) ha rimarcato: «Il titolo che Rasero ha dato al proprio intervento sul bilancio 2026 è stato “sarà l’anno della svolta”, ma noi di svolte non ne vediamo anzi, se ci sono state, sono finite in una strada chiusa; dopo anni di investimenti grazie al Pnrr, questa amministrazione non lascia nulla a chi verrà dopo. Noi abbiamo sempre fatto proposte concrete, sulla viabilità e sulla sicurezza, ma pur essendo stato approvato un nostro emendamento non abbiamo visto nessuna luce. Il sindaco – ha poi accusato – non è stato capace di fare rete, ha litigato con tutti. La città non si risolleva solo con soldi pubblici, bisogna attrarre investitori e imprenditori ma in 10 anni, questa amministrazione non è stata capace di rendere appetibile il nostro territorio».
Infine, Massimo Cerruti (M5Stelle) ha trattato di viabilità: «L’emergenza è stata creata da questa giunta, già potrebbe aiutare, modificare la rotatoria di corso Savona e quella di piazza Torino (prevista come priorità da anni); bisogna inoltre mettere in sicurezza le aree intorno alle scuole». Per il Piano sicurezza, Cerruti suggerisce il modello dell’Appendino fatto a Torino nel 2019. «Serve onestà intellettuale» ha aggiunto riferendosi all’assessore Giacomini, entusiasta per l’assunzione di 4 agenti «ma nel 2022 ce n’erano 3 in più». Sulle opere pubbliche non ha aggiunto molto se non che «i casermoni sono sempre vuoti e l’ex ospedale è fermo dopo che il Pnrr è stato esaurito».