Con le quote di ingresso insufficienti e “bruciate” nello spazio di pochi minuti, peraltro, senza la sicurezza che i lavoratori arrivino e siano effettivamente disponibili quando occorrerà, è giunto il momento di superare una volta per tutte un meccanismo, che non risponde né alle esigenze del mondo produttivo né alle legittime attese di chi cerca impiego in agricoltura.
E’ quanto afferma la Coldiretti dopo che il click-day di ieri ha fatto registrare un overbooking per 110mila “posti” previsti a livello nazionale, di cui 120 riservati alle associazioni di categoria astiane e di cui circa il 50% alla Coldiretti.
Diversi i problemi, a partire dal fatto che non tutti i lavoratori richiesti risulteranno effettivamente disponibili. Secondo una stima Coldiretti, infatti, nel 2024 è giunto solamente il 70% dei lavoratori rispetto alla quota gestita direttamente dalle associazioni datoriali agricole, mentre nel 2023 la percentuale era scesa addirittura ad un terzo.
Altro problema cardine è rappresentato al connubio meccanismo-temporalità. Infatti, le pratiche erano state caricate lo scorso mese di novembre, con la possibilità di perfezionarle nei contenuti a gennaio, ma non di integrarle secondo le eventuali sopraggiunte necessità. “Come Coldiretti provinciale di Asti ne avevamo caricate 52, secondo la necessità del momento” precisa la responsabile dell’Ufficio astigiano paghe e salariati Liliana Pipia “ma, di fatto, al momento del click-day di mercoledì 12 febbraio, avremmo avuto la necessità di caricarne ulteriori 20, cosa che la procedura non ha previsto, dunque, permesso. A questo limite, si è poi aggiunto il disagio del blocco della procedura, facendo slittare di circa due ore l’invio delle pratiche in questione, con l’incognita del buon esito”.
Numeri e problematiche che evidenziano l’inderogabile necessità di assumere una gestione diretta, sfruttando i passaggi della revisione dell’ultimo decreto flussi che, tra gli altri, prevedono un maggiore coinvolgimento delle associazioni datoriali. In questo modo si andrebbero ad evitare i fenomeni fraudolenti e le infiltrazioni della criminalità organizzata. Ma occorre lavorare anche sui Consolati, presso i quali, troppo spesso si creano i cosiddetti “colli di bottiglia” che, di fatto, allungano i tempi.
“Fondamentale sarà arrivare a sanare le tante posizioni di irregolarità, nate anche a causa delle anomalie e delle incertezze dei click-day, con stagionali che hanno preso parte alle attività di raccolta, ma che non sono poi rientrati nei propri Paesi per evitare di perdere l’opportunità di essere nuovamente impiegati” evidenzia la Presidente Coldiretti Asti Monica Monticone (foto). “Una forza lavoro sommersa che va ad alimentare il business delle agro-mafie e finisce vittima dei caporali quando, invece, potrebbe essere messa in trasparenza e soddisfare la pressante richiesta di manodopera da parte delle aziende”.
“Soprattutto, occorre lavorare sulla formazione all’estero” rimarca il direttore Giovanni Rosso. “Coldiretti, insieme a Filiera Italia, all’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) e a E4Impact, ha già messo in campo un progetto per la reperibilità di manodopera qualificata, decollato in Egitto, Marocco e Costa d’Avorio. L’obiettivo è formare i lavoratori direttamente nei Paesi d’origine, superando l’idea che l’agricoltura abbia bisogno solo di braccianti, attraverso una formazione specialistica volta a creare, tra gli altri, anche piloti di droni e/o figure professionali capaci di padroneggiare gli strumenti dell’Agricoltura 4.0”.