Le sue mani hanno ridato speranza a creature che il destino aveva condannato ad una vita piena di insidie, se non di morte. Un luminare, anche se del "barone" ha solo il curriculum e
Le sue mani hanno ridato speranza a creature che il destino aveva condannato ad una vita piena di insidie, se non di morte. Un luminare, anche se del "barone" ha solo il curriculum e l'indiscussa bravura. Lucio Zannini, cardiochirurgo infantile, è uno dei più quotati specialisti internazionali nel proprio campo. «Siamo un gruppo relativamente ristretto, ci conosciamo quasi tutti» spiega questo distinto signore di 63 anni, ferrarese d'origine ma genovese d'adozione.
Il professor Zannini è il direttore dell'Unità Operativa Autonoma di Cardiochirurgia e Chirurgia vascolare dell'Istituto Scientifico (IRRCS) "Giannina Gaslini" di Genova. E' lui, con la sua un'equipe di altissima eccellenza, che corregge le malformazioni congenite al cuore di bambini in tenerissima età. A Canelli è arrivato sull'onda lunga dell'Unesco su invito di Pierluigi Bertola, cardiologo e presidente della onlus Cis, Cooperazione internazionale sanitaria. Ha visto la vendemmia del Moscato, i paesaggi accolti nel club dei siti Patrimonio dell'Umanità, la pigiatura e il primo mosto. Con Bertola sta organizzando la prossima missione umanitaria in Gibuti. «Ci sarò anch'io ? dice, sorridendo – non potevo tirarmi indietro. E' un'esperienza unica che merita di essere vissuta». Il viaggio, previsto tra gennaio e febbraio 2015, li porterà ad Addis Abeba e Karthoum sino all'ospedale di Gino Strada.
L'Africa il professor Lucio Zannini, purtroppo, la conosce bene: ne sono l'immagine i tanti piccoli che, negli anni, ha incontrato in sala operatoria. «Il 12 per mille di bambini nascono cardiopatici. In Africa la diagnosi è più difficile per la mancanza di strutture». E' stato lui a ridare il sorriso a Adija e Aminata, le due bimbe senegalesi affette da gravissime patologie al miocardio. Ogni anno nella struttura genovese Zannini interviene su 350 piccoli pazienti: in 35 anni di carriera ne ha operati più di diecimila. «Ognuno è un caso a sè, che desta un'immensa tenerezza. La mortalità è bassa, circa il 5%, ma soprattutto la ripresa dei bimbi è sorprendente: questa la vera soddisfazione che, spesso, si trasforma in amicizia con le famiglie». Tanti i casi che arrivano nel suo dipartimento dal continente africano, grazie ad una convenzione che la Regione Liguria ha sottoscritto per la cooperazione con i paesi del Mediterraneo. «Il problema maggiore sono i costi. Fortunatamente ci sono organizzazioni come quella di Bertola che aiutano queste persone a superare lo scoglio economico».
Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1976 presso l'Università di Bologna, si è specializzato in chirurgia cardiaca nel 1979 ed in chirurgia toracica nel 1985. Ha svolto la sua formazione cardiochirurgica presso la Cardiologia e Cardiochirurgia Pediatrica dell'Hopital Laennec di Parigi. Ricca l'esperienza internazionale, che lo ha portato in diversi prestigiosi ospedali negli Stati Uniti, a Londra e in Australia. In Italia ha lavorato al Bambin Gesù di Roma e al S. Orsola di Bologna. È membro di molte società nazionali ed internazionali e consigliere dell'European Congenital Committee della Società Europea di Cardiochirurgia e Chirurgia Toracica (EACTS).
Giovanni Vassallo