“Qui – scrive Laura Nosenzo, autrice dei testi – si può studiare da vicino la storia geologica del territorio, osservare quello che la paleontologia ci ha lasciato e fare scoperte sorprendenti. La più importante: gran parte di quello che vedrò è avvenuto molto tempo prima che apparissero le balene, questa volta il viaggio nel tempo non si ferma a 3 milioni di anni fa, tra scheletri di capodogli e resti fossili di delfini, ma si spinge molto più indietro”.
“Basta un’ora di tempo per spostarsi da un affioramento all’altro e osservare fenomeni geologici rari concentrati in pochissimo spazio: un’opportunità straordinaria, una grande fortuna per l’Astigiano” commenta Gianluca Forno, presidente del Distretto, che promuove “Fossili e Territori” insieme al Parco Paleontologico Astigiano.
Il secondo geosito è quello di Borgata Merlino a Primeglio: è costituito da un tipo di roccia di accentuata durezza (calcari a Lucina) che racchiude resti fossili di bivalvi (oggi ci verrebbero in mente ostriche, vongole, mitili) di grosse dimensioni. Alcuni di questi esemplari sono visibili al Museo Palentologico di Asti. La roccia ha avuto origine, tra i 23 e i 20 milioni di anni fa circa, dalla fuoriuscita di metano originata da violenti sommovimenti in fondo al mare. “D’altra parte – spiega il paleontologo Piero Damarco – dobbiamo pensare a una zona fortemente sotto stress dove si consumò l’incontro/scontro tra l’Appennino e le Alpi”.
Nel terzo geosito, lungo la scarpata di via Recinto, a Marmorito, si osservano le “Areniti di Passerano”. Ma non sono solo le rocce a scrivere la storia del paese. “In questi luoghi – osserva Laura Nosenzo – dove cresce l’ulivo, i boschi racchiudono tracce importanti di biodiversità e la storia geologica del territorio si lascia leggere a chiare lettere, mi raccontano di coralli fossili rintracciabili in una cava di gesso e di conchiglie così belle e particolari, lungo l’asse del rio Muscandia, da lasciare senza parole: grazie all’ottimo stato di conservazione mantengono tracce della colorazione originaria”. Tra le sabbie gialle un abitante di Primeglio, Armando Bernardi, ha trovato un dente di squalo e conserva un riccio col guscio, reperto considerato eccezionale. Non manca, in un blocco di arenaria di via degli Orti, un granchio fossile con le articolazioni che portano alle chele. Straordinario.
Insomma, c’è molto da scoprire in questo lembo di Astigiano che lascia scoperto uno spicchio di Mare Padano nel grande muro (Fossà) della piazza di Primeglio: sono ancora visibili le gallerie che tre milioni di anni fa crostacei, vermi e molluschi scavarono per farsi le tane.