Persi dal Mondo-moscato 60 milioni di euro
Una perdita di 60 milioni di euro, oltre 6 mila euro a ettaro. Sono questi i numeri del mondo-Moscato, quello che produce l’uva in vigna, che Giovanni Bosco, presidente del Coordinamento Terre del Moscato, ha sintetizzato all’assessore regionale all’agricoltura Marco Proropata.
Una lettera scarna ma zeppa di contenuti, com’è d’abitudine al battagliero assicuratore che da oltre vent’anni sostiene le tesi di quelli che ha battezzato “moscatisti”.
Fotografia della realtà economica
Lettera recapitata al responsabile regionale del comparto che parte da una fotografia della realtà economica. <Nei 51 Comuni della zona tipica del Moscato d’Asti Docg e Asti Docg – scrive – sono impiantati 9800 ettari di una Moscato coltivati da circa 3700 aziende agricole. Un’area fortemente dipendente dall’industria spumantiera, a differenza di altre zone vitivinicole. Qui, infatti, solamente il 5 per cento dei produttori vinifica in proprio e con proprie etichette>. Situazione che coinvolge anche le cantine sociali <diventate – dice Bosco – depositi della grande industria>.
Rese troppo alte tra il 2011 e il 2015
Da qui ne deriva la politica delle rese, che l’esponente del Ctm considera <errata da parte delle aziende spumantiere: rese troppo alte tra il 2011 e il 2015, drasticamente ridotte nell’ultimo triennio>. Erano 100 quintali vendemmiabili a ettaro, scesi a 78 nel 2016, 80 l’anno successivo per risalire a 85 nel 2018. Un’altalena che ha prodotto forti sbalzi nella redditività dei vignaioli.
Ancora Giovanni Bosco. <Questa diminuzione di rese – si legge nella lettera a Protopapa – ha fatto perdere ai produttori di uva, nei tre anni, circa 6 mila euro l’ettaro con un conto negativo totale per il territorio si circa 60 milioni di euro>.
Ripercussioni sui produttori
Gruzzolo consistente che ha avuto forti ripercussioni sui produttori. <In questi ultimi anni molti contadini hanno ceduto i diritti della Docg o addirittura venduto i vigneti o affittati. Tanto che oggi – afferma – chi produce uva Moscato è poco più della metà di vent’anni fa>. Colpo duro alla filiera, ma che non ha impoverito la coltivazione <con gli ettari coltivati rimasti gli stessi>.
Molti giovani in difficoltà
A risentirne, invece, sono stati coloro che, caparbiamente, hanno continuato a lavorare in vigna, soprattutto i giovani. Bosco afferma che <molti giovani che si sono indebitati per acquisire i vigneti ora si trovano in grosse difficoltà, come pure i produttori che hanno preso in affitto le vigne da chi ha cessato l’attività. Senza parlare di chi coltiva i “vigneti eroici”, sulle pendici più impervie dei “sorì” <dove molti sono stati estirpati con notevole pericolo anche per il dissesto idrogeologico>. Chiosa finale è l’attenzione da dedicare a questo mondo, spesso silenzioso, con un <pronto intervento della Regione da condividere con gli attori della filiera>.