In questi giorni, se nè accorto chiunque, imperversano piogge torrenziali di inchiostro sullargomento civiltà cristiano/occidentale civiltà islamica. Quanto è accaduto a Parigi circa
In questi giorni, se nè accorto chiunque, imperversano piogge torrenziali di inchiostro sullargomento civiltà cristiano/occidentale civiltà islamica. Quanto è accaduto a Parigi circa dieci giorni fa, ci ha coinvolto e sconvolto più di qualunque altro gesto atroce sia stato commesso, in tempi recenti, nel nome di Allah, perché stavolta non è avvenuto lontano da noi (come in Mali, solo per citare lultimo tragico caso), ma qui, in Europa, dove il dolore e la morte sono quanto di più lontano si possa immaginare dalla quotidianità. Come se non bastasse, a uccidere sono stati uomini che vivono in mezzo a noi, ma che a differenza nostra coltivano lutopia dell uomo nuovo e che, in ossequio alla lettera dei loro Testi Sacri, hanno come unico scopo nella vita quello di ricorrere alla violenza per eliminare tutti coloro che non vivono secondo i loro medesimi precetti. Che siano cristiani o musulmani, poco importa, quello che importa è accelerare la cancellazione di questo mondo, corrotto dallidolatria, nel senso più ampio della parola.
Un argomento delicato, complesso, su cui è molto difficile pronunciare qualcosa di sensato, che non alimenti il fiorente erario delle banalità, delle inesattezze e delle visioni parziali. Nessuno di noi però può esimersi dal porsi alcune domande: siamo entrati in una nuova guerra? Se sì, come va combattuta? E possibile trovare una via che conduca al dialogo e ci permetta di fare fronte comune con quei musulmani che vivono con noi e, soprattutto, credono nella sacralità della vita umana? Domande enormi, che abbiamo rivolto a chi ne sa più di noi, come monsignor Ravinale, il prof. Alessandro Meluzzi, e Abdelali, che ha parlato a nome dei musulmani astigiani che condannano la violenza, in qualunque modo sia perpetrata. Le posizioni che emergono sono diverse a seconda dellinterlocutore, ma pretendere di arrivare ad una risposta univoca in questi casi spinge in direzione di una banalizzazione da cui è sempre bene rifuggire, specialmente quando la posta in gioco è così alta.
Ben lungi da qualsiasi banalità sono stati gli appuntamenti culturali tenutisi ad Asti che, nella settimana da poco conclusa, hanno toccato profondamente questo argomento. Prima la presentazione del libro di Carlo Panella, giornalista che può vantare una cultura sconfinata del mondo islamico, sulla sua storia e sulle sue contraddizioni (che i signori del mondo occidentale dovrebbero indagare nei minimi particolari, se intendono davvero fare le mosse giuste su uno scacchiere che crediamo solo di conoscere); poi il convegno Capire il presente, Cristianesimo e Islam, dove i relatori hanno contribuito ad alleggerire di luoghi comuni le nostre menti, tenendo il focus puntato sul concetto di dialogo, solo in apparenza semplice da attuare.
Tutte riflessioni che dobbiamo tenere presente per affrontare nel modo giusto la nostra quotidianità, ora che sembra cambiato tutto. Fondamentale sarà non avere esitazioni, credere con ancor più fermezza nei nostri valori di libertà, tolleranza e pluralismo, che è ciò stiamo cercando cautamente di fare tutti, anche Parigi, come ci è testimoniato dalla nostra concittadina Jessica Rossotto. In particolare credere in ciò che è a prova di kalashnikov: la cultura e lo spirito critico, contro ogni forma di oscurantismo.
(approfondimenti, commenti e interviste nello speciale "Attualità e dialogo" in edicola con l'edizione di oggi – martedì 24 novembre – de "La Nuova Provincia")
Luca Parena