Nel municipio di Asti ci sono delle mummie. Non è un battuta sull’età di qualcuno, sia chiaro, perché si tratta di mummie vere, egizie, che oggi “riposano” oltre i cancelli di palazzo civico, a pochi passi dall’ufficio degli uscieri. Come e perché due mummie dell’antico Egitto stiano occupando gli spazi dell’ex ufficio del Protocollo del municipio di piazza San Secondo è presto detto: stanno aspettando che finiscano i lavori della nuova sezione egizia, al Museo Lapidario di Sant’Anastasio, dove i reperti della collezione cittadina troveranno la sede definitiva.
La presenza delle mummie a palazzo civico, che potrebbe essere un inizio perfetto per una storia d’altri tempi con tanto di maledizioni e resurrezioni rituali (in particolare il cinema, fin dai suoi esordi, ne ha fatto l’incipit per numerosi film), sembra non dare alcun disagio ai dipendenti che certo mai si sarebbero aspettati di “condividere” gli uffici con qualcuno nato 3000 anni fa. Certo, nel 2015 iniziò a circolare quella storiella sul fantasma di Re Umberto II che sarebbe stato visto aggirarsi in municipio dove una donna avrebbe avuto modo di parlarci per alcuni minuti. Una storia ai confini della realtà che portò ad Asti un improbabile duo di acchiappafantasmi, di cui i media raccontarono “le gesta” alla ricerca dello spettro; ma a differenza del fantasma, le mummie sono più che reali.
Per la precisione i corpi conservati, tra cui la nota Signora delle Ninfee (che a quanto sembra ha viaggiato più da morta che da viva), sono chiusi a chiave in una camera sotto sorveglianza e allarmata. È stata la Soprintendenza alle Belle Arti, dovendo scegliere un luogo sicuro dove depositare le mummie e parte delle antichità egizie astigiane, che una volta si trovavano al Battistero di San Pietro, a indicare l’ex Protocollo come dimora temporanea.
Un fatto di per sé curioso se si pensa che non mancano luoghi della città, già adibiti a musei, che forse avrebbero potuto accoglierle lasciando così la possibilità, anche ai turisti, di vederle fino all’apertura del nuova sezione egizia. Ma la scelta di mettere le mummie in municipio è nata tenendo conto del microclima esistente nella camera, più adatto alla conservazione dei reperti. La Signora delle Ninfee, che per decenni è stata il “pezzo” più emozionante delle visite scolastiche al Battistero, è diventata un caso nazionale solo nel recente passato, dopo essere stata sottoposta a una Tac e al restauro del viso. Il suo nome deriva dalla scultura che la vede ritratta sul coperchio del sarcofago, dipinta con dei fiori che le ornano i capelli e una parte dell’abito.
Secondo molti esperti si tratterebbe di un pezzo raro tra i reperti che ci ha restituito l’antico Egitto. Proprio la Signora delle Ninfee, che quando venne mummificata doveva avere un’età compresa tra 30 e 40 anni, è stata la protagonista della fortunata mostra «Egitto, Dei, Faraoni, Uomini», allestita al Lido di Jesolo, nel 2018.