Regna sovrana la confusione, tra addetti del settore e cittadini, sulle modalità di attuazione del decreto, non ancora convertito in legge, che prevede la possibilità, da quest'anno, di
Regna sovrana la confusione, tra addetti del settore e cittadini, sulle modalità di attuazione del decreto, non ancora convertito in legge, che prevede la possibilità, da quest'anno, di scaricare nella dichiarazione dei redditi le spese sostenute per l'acquisto di libri.
Varato dal Consiglio dei Ministri nell'ambito del decreto "Destinazione Italia" (volto a favorire lo sviluppo delle imprese e a ridurre le spese delle famiglie), il provvedimento in questione stabilisce una detrazione fiscale pari al 19% dei costi sostenuti, nel corso dell'anno solare, per l'acquisto di libri (muniti di codice Isbn), per un importo massimo di 2.000 euro ad individuo, di cui 1.000 euro per testi scolastici e universitari, e la restante metà per tutte le altre pubblicazioni (con il codice Isbn ed Ean). Il principio, quindi, sarà lo stesso che riguarda, ad esempio, la detrazione delle spese mediche sul modello 730 o sul modello Unico.
L'iniziativa, con cui si intende incentivare la lettura, sarà valida per il prossimo triennio. Sono escluse dalla detrazione gli acquisti dei libri in formato digitale (cioè gli e?book) e i testi scolastici deducibili già in passato.
Nel frattempo, però, sono molti gli interrogativi che si pongono i librai sul modo in cui il cliente potrà beneficiare concretamente della detrazione: sarà necessario uno scontrino parlante, come già per le medicine, o l'emissione di una fattura, che alcuni clienti, preventivamente, hanno già richiesto, in questi giorni, al momento del pagamento? Bisognerà cambiare il registratore di cassa? E ancora. Come consentito per legge, alcuni librai adottano un sistema di contabilità per cui non emettono scontrino fiscale sui libri, in quanto l'Iva viene pagata dall'editore: in questo caso, quali cambiamenti dovranno adottare? E per gli acquisti on line come ci si regolerà?
«Appena abbiamo appreso la notizia, a inizio gennaio -? fa sapere Luigi Doano, titolare della libreria "Goggia" di corso Alfieri -? abbiamo contattato il commercialista, ma al momento manca ancora, purtroppo, una specifica regolamentazione del provvedimento. Tuttavia, riteniamo che quest'ultimo sia stato pensato nell'interesse del piccolo libraio indipendente, così da incentivare il cartaceo, rispetto agli acquisti sul web o alla possibilità di scaricare da internet i testi. Quindi siamo disposti ad adeguarci a qualsiasi richiesta di cambiamento. E' importante, infatti, che gli Astigiani continuino a servirsi presso le piccole realtà presenti da tempo sul territorio».
Favorevole all'iniziativa anche Sergio Ardissone, titolare della libreria "Marchia" in corso Alfieri 329, nonché presidente provinciale dell'associazione di categoria "Confesercenti Asti": «Non sappiamo cosa si deve fare ? dichiara ? perché mancano le circolari attuative. Una lacuna che delude un po' le aspettative sul nascere. Personalmente penso che si utilizzerà, come già nelle farmacie, lo scontrino parlante, su cui cioè si inserisce il codice fiscale del cliente. In generale, si tratta di un provvedimento interessante, perché viene considerata importante, dal punto di vista sociale, l'attività libraria, favorendo, sul fronte imprenditoriale, un maggiore consumo».
A sottolineare la validità dell'iniziativa è anche Elena Torchio, titolare della libreria "Borelli Tre Re", in corso Alfieri 364, che ne ridimensiona però i vantaggi: «Se la detrazione è del 19%, è comunque poco l'importo scaricabile, quindi, a mio avviso, non si producono, alla fine, gli effetti positivi immaginati inizialmente».
Manuela Zoccola