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Attualità
Intervista

L’ingegner Visconti, ex presidente Gaia spa: «Ho vinto la mia sfida: gestire un’azienda pubblica con i criteri del privato, e i risultati sono arrivati»

Intervista a pochi giorni dalle sue dimissioni. «Il mio più grande rammarico? Non poter inaugurare l’impianto di produzione di biometano a San Damiano»

All’indomani dell’ultimo cda presieduto, ha presentato le dimissioni da presidente di Gaia spa. Oggi il suo posto è già stato assegnato al dottor Vanzino, ma è difficile cancellare gli otto anni della “presidenza Visconti”, quella che ha portato l’intera provincia fuori dall’emergenza rifiuti donandole un futuro sereno in questo ambito e trasformando un’azienda pubblica decotta in un fiore all’occhiello nazionale.
Ingegner Luigi Visconti, perché si è dimesso?
Sono dimissioni “dovute”. Quando il sindaco Rasero nel 2020 mi riconfermò, nel manifestarmi tutta la sua stima, mi ricordò anche il “peccato originale” di essere stato nominato dal precedente sindaco di centrosinistra Fabrizio Brignolo. Io sono sempre stato un “tecnico”, ma per la politica questo non conta. Il patto era che io rimanevo presidente ma Rasero avrebbe potuto chiedere le mie dimissioni in qualunque momento. E quel momento è arrivato.
Come trovò Gaia al suo arrivo?
Nel 2014, quando mi insediai, la società aveva impianti obsoleti, non produceva utili, arrivava da un pesantissimo contenzioso con Daneco, la chiusura della discarica era prevista per l’anno successivo, non si potevano lavorare rifiuti provenienti da fuori provincia. Prese forma l’idea del partner privato al 45% per un valore della società stimata fra i 5 e i 6 milioni di euro.
Quale fu la svolta che consentì la ripresa dell’azienda?
Insieme al lavoro di risanamento fatto con l’allora direttore Fracaro, oggi amministratore delegato, l’emergenza rifiuti della Liguria spinse la Regione a liberare il vincolo sulle lavorazioni extrabacino. Per noi fu una grande opportunità perché i rifiuti importati e lavorati da Genova, molto ben pagati, in due anni fecero raddoppiare il valore di Gaia.
L’arrivo di Iren non solo portò “soldi freschi” nelle casse ma anche quelli per un piano industriale ambiziosissimo da 70 milioni di euro che ci ha consentito, in questi anni, di rinnovare gli impianti.
Oggi come lascia Gaia al suo successore?
Lascio un’azienda che macina utili, che ha una discarica con rimodellamenti in atto e altri futuri che la renderanno attiva per almeno i prossimi 20 anni. Lascio un’azienda che fra qualche settimana inaugurerà un impianto di compost all’avanguardia europea capace di produrre biometano per 6 milioni di metri cubi; un impianto di selezione della plastica, la “balena bianca” in grado di selezionare, riciclare e rivendere 12 tipologie diverse di materiale plastico; un impianto pronto l’anno prossimo per estrarre combustibile secondario solido (CSS) dai rifiuti pretrattati, quelli che altrimenti andrebbero in discarica. Quando arrivai Gaia fatturava circa 14 milioni l’anno, ora ne fattura più del doppio e dai 122 dipendenti che trovai, oggi siamo passati a 157 e il numero aumenterà ancora.
Il momento più difficile di questi 8 anni?
Quando mi sono reso conto dello stato degli impianti, al mio arrivo, l’impotenza di superare il vincolo dell’extrabacino e l’opera di convincimento dei sindaci ad accettare un partner privato.
E quello più bello?
L’inaugurazione della nuova linea di selezione della plastica, la “balena bianca” e il premio Industria Felix ricevuto quest’anno accanto a grandi aziende nazionali private. Quando accettai l’incarico, dopo 40 anni di carriera da manager nel settore privato, mi posi il traguardo di far raggiungere gli stessi obiettivi ad un’azienda pubblica. E ritengo di esserci riuscito.
A fronte di quale compenso?
Di 834 euro netti al mese e zero euro di buonuscita.
Lei ha segnato la rinascita di Gaia e la messa al sicuro di un’intera provincia da un’emergenza rifiuti nel breve e medio termine. Ma c’è un rammarico nell’avere lasciato l’azienda nei giorni scorsi, vero?
Sì, mi spiace non essere arrivato a fine ottobre per l’inaugurazione del nuovo impianto di compost e di produzione di biometano di San Damiano. Un progetto complesso e molto impegnativo che mi sarebbe piaciuto inaugurare. Ma è andata così.
Cosa si sente di suggerire al suo successore come ideale “eredità” manageriale?
Di curare i dipendenti di Gaia spa: sono loro la risorsa più importante di quell’azienda ed è soprattutto grazie a loro se si sono raggiunti i risultati importanti di questi otto anni. E mi permetto anche di suggerirgli di procedere sulla traccia segnata ma so che fino a che ci saranno l’ad Fracaro e i consiglieri Roberto Trinchero e Giandomenico Cortassa, Gaia sarà in ottime mani.
Ora a cosa si dedicherà?
Ho 73 anni, è arrivata l’ora di fare il pensionato. Ho lasciato anche tutti gli altri incarichi che avevo ancora. Bisogna lasciare spazio ai giovani.

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