La clinica Città di Alessandria, ha inaugurato nei giorni scorsi la sua nuova ed ampliata sede in via Moccagatta, dove è terminato il trasferimento da via Buozzi, sempre nel centro alessandrino.
La clinica Città di Alessandria, ha inaugurato nei giorni scorsi la sua nuova ed ampliata sede in via Moccagatta, dove è terminato il trasferimento da via Buozzi, sempre nel centro alessandrino. Cosa c'è di astigiano in questa notizia? Intanto il fatto che sono molti i clienti astigiani che si spostano ad Alessandria per farsi curare in quella clinica, ma soprattutto il sapore amaro di un'occasione persa per la nostra città. Perchè la proprietà della "nuova" clinica Città di Alessandria è il Policlinico di Monza, lo stesso che, nel maggio del 2006 aveva acquistato ad Asti la Clinica San Giuseppe di via De Gasperi per rilanciarlo come centro polispecialistico. Un investimento importante, che, oltre all'acquisizione, aveva mantenuto i livelli di occupazione e aveva previsto anche una profonda ristrutturazione degli ambulatori, delle camere per degenti, delle sale operatorie con l'introduzione della terapia intensiva e l'acquisto di moderne attrezzature mediche.
A metà lavori, quando stava per cominciare la ristrutturazione dell'ala che sale verso la via al Castello, nel maggio del 2009, l'Asl aveva ritirato la convenzione con la San Giuseppe come avvenuto anche per le altre cliniche operanti in città. Non per demeriti o inadeguatezza, ma perchè la strategia dell'azienda sanitaria astigiana, all'epoca, era diretta a concentrare tutte le attività di cura, assistenza e degenza nel nuovo ospedale, in modo da ottimizzare spazi e costi della cittadella del Cardinal Massaja. Senza convenzioni con l'Asl, la clinica non poteva sopravvivere e così, nel giro di pochi giorni, era stata chiusa, il personale ricollocato, le sale operatorie e gli ambulatori spogliati dei nuovi macchinari, la maggior parte dei quali non erano ancora stati neppure utilizzati una volta.
Una sospensione che persiste tuttora: la proprietà non ha chiesto il cambio di destinazione d'uso (come fatto invece da altre strutture che hanno subito la stessa sorte) nè ha rinunciato all'accreditamento che risulta semplicemente sospeso. Ma, visti gli indirizzi dell'Asl e della Regione, non c'è alcuna "visione" nè a breve, nè a medio, nè a lungo termine sulla struttura vuota. Quello che invece c'è è la propensione del Policlinico a fare investimenti, anche importanti, sulle sue strutture. Solo non ad Asti, perchè non ci sono le condizioni per spendere del denaro in questa città, in questa struttura.
Considerando anche che, quella di Asti, è l'unica clinica non operativa di tutte quelle piemontesi in capo al Policlinico: funzionano le Salus di Vercelli, Novara, Biella, Ivrea, ma la nostra è chiusa. Nei giorni della sua chiusura era stata effettuata anche una raccolta di firme, ma non è bastato per far cambiare idea all'Asl nè per suscitare negli amministratori una presa di posizione forte. Oggi la clinica è vuota e svuotata di ogni arredo e attrezzatura; dopo i numerosi ingressi di ladri di rame che hanno distrutto una parte dell'impianto elettrico per rubare i cavi, oggi è stato ripristinato un servizio di vigilanza.
Daniela Peira