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Intervista

Luca Mercalli sul cambio climatico in Piemonte: ormai c’è un’alluvione devastante ogni sei mesi

Intervista al noto meteorologo e divulgatore che fornisce dati allarmanti su come il surriscaldamento globale stia trasformando anche le colline astigiane

C’è un piemontese che il cambio climatico lo sta studiando da anni e da tempo chiede attenzione su questo tema.
E’ il dottor Luca Mercalli, meteorologo, glaciologo, divulgatore.
Ci dà qualche numero che renda l’idea di come il clima del nostro pianeta stia cambiando?
E’ da almeno 20 anni che il mondo scientifico ha messo a disposizione i numeri del cambiamento climatico ma è rimasto inascoltato. La temperatura media planetaria è aumentata di 1,2 gradi che, per sistemi complessi come quello terrestre, è un’enormità. L’Italia va ancora peggio, visto che la sua temperatura è aumentata di 2 gradi. Restando in Piemonte, nell’ultimo secolo è scomparso il 60% dei ghiacciai e nei prossimi 50 anni, di questo passo, sulle nostre Alpi, non ce ne saranno più e con loro comparirà la loro straordinaria riserva idrica. Questo a causa di una stagione della neve sempre più corta ed incostante. E anche quando le precipitazioni nevose sono abbondanti, il surriscaldamento dell’atmosfera vanifica le riserve.
A livello piemontese cosa ci dobbiamo aspettare?
Quello che già sta accadendo. Dalle alluvioni come quella recente di Limone Piemonte. Ormai hanno cadenze molto ravvicinate, in media una devastante ogni sei mesi.
Cosa cambia a livello di colture dei nostri territori?
Prendiamo la vite, la coltura più diffusa e redditizia. Già oggi i vigneti soffrono per il troppo caldo e per i violenti eventi atmosferici come la grandine. Cinquant’anni fa i viticoltori strappavano anche alle colline più scoscese i “surì” per cercare la migliore esposizione a sud dei filari, oggi è il contrario, si cerca l’ombra per garantire una maggiore frescura durante l’estate e un minore danno da siccità.
C’è una data di “non ritorno”?
Già superata. Ora possiamo solo puntare a contenere i danni ovvero a contenere l’innalzamento della temperatura non oltre i 2 gradi. E si può fare solo se entro il 2030 dimezzeremo le immissioni di CO2 ed entro il 2050 le azzereremo. Ormai, per tornare indietro, servono i tempi geologici di migliaia di anni.
Cosa può fare il singolo cittadino?
Cambiare radicalmente il suo stile di vita, ridurre i consumi e tagliare il superfluo. In fondo la pandemia Covid ci è servita a capire che possiamo fare a meno dell’inutile. Sì ai confort ma non al superfluo e massimi investimenti nelle energie e nelle tecnologie da fonti rinnovabili.

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