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Attualità
Ospite Rotary Club

Lucio Pellegrini, Asti, il generale Dalla Chiesa e l’arresto di Matteo Messina Denaro: il momento perfetto

Il regista astigiano ospite ieri al Rotary Club ha raccontato il lavoro “dietro le quinte” della seguitissima serie Rai.

L’ospite perfetto al momento giusto quello alla serata Rotary di ieri, martedì.

L’ospite perfetto è stato il regista astigiano Lucio Pellegrini. Il momento giusto? Il suo intervento mentre era appena terminata l’ultima puntata della serie in otto puntate dedicata al generale Alberto Dalla Chiesa “Il nostro generale” nel giorno seguente l’arresto del superlatitante Matteo Messina Denaro.

Coincidenze ricordate dal presidente Luigi Florio nel presentare Pellegrini che ha cenato accanto al tenente colonnello Paolo Lando, comandante provinciale dei Carabinieri in rappresentanza di tutta l’Arma che il generale Dalla Chiesa servì con onore.

Il regista astigiano nella produzione Rai ha ricoperto il prestigioso incarico di “showrunner”, ovvero il regista che ha gestito altri colleghi in supporto, che ha scelto i 100 attori del cast uno per uno (a partire dal protagonista Sergio Castellitto) che ha scelto i luoghi e le tecniche di ripresa, che ha partecipato attivamente alla sceneggiatura.

«La storia del generale è nota – ha esordito – ma è la prima volta che si racconta vista dalla parte sua e dei suoi “ragazzi”. Quelli che facevano parte di quei nuclei  antiterrorismo nati dall’intuizione di Dalla Chiesa con metodi di indagine molto innovativi per l’epoca, con l’impiego di carabinieri sceltissimi e giovanissimi che venivano infiltrati nel mondo frequentato dalle Brigate Rosse. Quei ragazzi oggi sono generali dell’Arma in pensione e sono stati la nostra più importante ed emozionante fonte di informazioni per realizzare un lavoro il più possibile aderente con la realtà di quegli anni».

Anni che Dalla Chiesa ha sempre definito, senza mezzi termini, di guerra fra Stato e terrorismo.

La fiction tv ha richiesto circa un anno e mezzo di lavoro, con sei mesi di riprese.

«E’ stato un lungo e meticoloso lavoro di ricerca storica, quello che abbiamo fatto – ha detto Pellegrini – perché era nostra precisa intenzione realizzare un lavoro il più fedele possibile a quello che accadde davvero. E, in questo, un grande aiuto ci è arrivato anche dalla famiglia del generale, dai figli Rita e Nando. Abbiamo lavorato con materiali di repertorio, abbiamo girato molte scene con le tecniche di ripresa dell’epoca e abbiamo, dove possibile, scelto i veri luoghi (quelli sopravvissuti) in cui si sono svolti i fatti che raccontiamo. Con riprese anche violente ed efferate, importanti per far comprendere alle generazioni di oggi il clima in cui si viveva allora».

Con una nota sulla società di oggi: «Spesso ora ci lamentiamo come l’Italia si sia “rincoglionita” sui social e abbiamo qualche nostalgia del passato senza ricordare bene che negli anni del terrorismo in Italia si viveva una guerra civile che ogni giorno faceva dei morti».

Il lavoro sul generale Dalla Chiesa, sostenuto dalla tv pubblica (e disponibile su RaiPlay per chi lo volesse rivedere o se lo fosse perso) è stato prima di tutto un lavoro sulla memoria. «L’Italia è piena di eroi, anche meno conosciuti di Dalla Chiesa, che meriterebbero di essere ricordati e raccontati per farli conoscere ai giovani con un linguaggio contemporaneo» commenta Lucio Pellegrini.

La serie ha già ottenuto opzioni di prevendita in Francia e Germania.

Il regista astigiano, sempre sul filo dell’omaggio alla memoria, ha anticipato il suo sogno nel cassetto: «Vorrei tanto fare un film sulla storia di Carosello, una genialata tv unica al mondo».

(Nella foto Lucio Pellegrini a sinistra con il presidente Luigi Florio e il ten. col. Paolo Lando)

 

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