Secondo e ultimo appuntamento legato alla sfera educativa, sabato 22 febbraio dalle 10.30 alla Biblioteca Astense, promosso dall’Inner Wheel. Ad ingresso libero fino ad esaurimento posti, è organizzato con Biblioteca Astense, Genitorinsieme, Centro per le famiglie del Comune e istituto Monti.
Relatrice sarà Gianna Martinengo, presidente di DKTS e Women & Tech, che parlerà di “Generazioni connesse: nonni e nipoti nell’era digitale. Opportunità e sfide educative”.
L’abbiamo raggiunta telefonicamente per presentare i temi dell’incontro.
Ad Asti parlerà di sfide educative nell’era digitale. In effetti la tecnologia è entrata nella vita dei bambini e ragazzi, anche a livello scolastico, ma sempre più spesso si parla degli effetti negativi che determina a diversi livelli per la loro crescita. Effetti negativi dovuti sicuramente ad un abuso del suo utilizzo, che tuttavia è difficilmente contrastabile a causa del fatto che è anche uno strumento scolastico, per cui un ragazzino deve avere costantemente lo smartphone con sé. Qual è la sua opinione in merito?
La mia esperienza professionale ruota attorno all’interazione tra persone e tecnologia, all’apprendimento e alla condivisione della conoscenza. Sin dagli anni ’80 ho sviluppato strumenti educativi innovativi, tra cui il primo software didattico italiano per bambini con difficoltà di apprendimento.
A questo proposito ritengo che lo smatphone non sia lo strumento adatto per scopi didattici, ma che vadano potenziate le diverse piattaforme digitali.
La tecnologia influenza profondamente il modo in cui apprendiamo, soprattutto nei più giovani, per i quali la distinzione tra fisico e virtuale è spesso sfumata. Il rischio è un uso distorto della tecnologia, che va invece guidato con consapevolezza. L’informatica non è solo programmazione o device, ma un processo cognitivo che deve partire dall’esperienza concreta per arrivare all’astrazione.
Il progetto milanese
Nel suo ruolo di presidente del Comitato scientifico di Musa scarl, all’incontro condividerà i risultati del progetto appena concluso a Milano con i fondi Pnrr: il Patto educativo digitale della città di Milano, un percorso che ha incluso ragazzi, docenti e genitori. Cosa ci può anticipare?
Il Patto educativo digitale della città di Milano è un’iniziativa avviata nel 2022 dall’Università di Milano-Bicocca e dal Comune di Milano, con la collaborazione di diverse istituzioni cittadine, nell’ambito del progetto Musa, finanziato con fondi Pnrr. L’obiettivo è promuovere un uso consapevole e sicuro delle tecnologie digitali tra bambini e preadolescenti, fornendo linee guida per genitori, educatori e istituzioni.
Il percorso ha coinvolto famiglie, scuole ed esperti attraverso focus group, eventi pubblici e questionari, culminando nella stesura delle “Raccomandazioni di Milano”. Presentate lo scorso 12 febbraio, offrono indicazioni pratiche su temi come l’età appropriata per l’uso degli smartphone, l’importanza dell’educazione digitale e la necessità di bilanciare l’uso della tecnologia con attività fisiche e relazioni interpersonali.
L’iniziativa sottolinea il ruolo cruciale degli adulti nell’accompagnare i giovani nell’ambiente digitale e promuove una collaborazione tra famiglie, scuole e istituzioni per garantire il benessere e la sicurezza online dei minori.
Oltre a parlare della “Raccomandazioni di Milano”, all’incontro fornirò ai partecipanti cento codici per utilizzare gratuitamente (per un anno su tre dispositivi personali) la soluzione antivirus di Trend Micro, socio sostenitore di Women&Tech® Ets, azienda internazionale di cybersecurity fondata nel 1988, presente oggi in oltre 65 Paesi, il cui motto è “rendere il mondo un posto più sicuro per lo scambio di informazioni digitali”.
I social network
Cosa pensa del fatto che gli adolescenti ormai accedono ai social network in età sempre più precoce?
L’uso precoce dei social offre opportunità, ma espone i giovani a rischi come dipendenza, cyberbullismo e pressione sociale. Può influenzare identità e autostima, mentre la raccolta dati solleva problemi di privacy.
Serve quindi un’educazione digitale consapevole, con il coinvolgimento di famiglie e scuole, e maggiori tutele da parte delle piattaforme. L’importante non è solo l’età di accesso ad internet (secondo me dai 14 anni), ma l’uso responsabile.