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Le segnalazioni dei lettori" alt="In c.so Venezia marciapiede disfattoLe segnalazioni dei lettori" loading="lazy" />
Attualità

In c.so Venezia marciapiede disfatto
Le segnalazioni dei lettori

Il sindaco ha firmato un’ordinanza che istituisce il limite dei 30 Km/h in corso Venezia, tra il cavalcavia Giolitti e la rotonda di corso Savona. Una lettrice segnala, però, problemi per il

Il sindaco ha firmato un’ordinanza che istituisce il limite dei 30 Km/h in corso Venezia, tra il cavalcavia Giolitti e la rotonda di corso Savona. Una lettrice segnala, però, problemi per il cattivo stato in cui versa il marciapiede sul lato destro della carreggiata (per chi procede in direzione del cavalcavia). «La rotonda (sul corso – ndr) è praticamente inesistente, formata grazie all’ausilio di aiuole – scrive Manuela C. – sul ponte sono stati chiusi anche i passaggi pedonali e in più punti la protezione in metallo è stata danneggiata e corrosa dalla ruggine. I marciapiedi sono saltati a causa delle radici degli alberi… e mettono il limite a 30?». In effetti una buona porzione del marciapiede non è più praticabile (all’altezza della strisce pedonali) a causa di radici, alberi, buche e quant’altro. Anche l’illuminazione della strada dovrebbe essere incrementata, almeno in prossimità delle strisce dove sovente si fermano camion e automobili creando un disagio (e un pericolo in più) per chi deve attraversare la strada. Altra segnalazione arriva da piazza Vittorio Veneto, nel parcheggio prospiciente la Cassa di Risparmio. Qui ci sono difficoltà a girare attorno agli stalli blu per la presenza di un posto auto disegnato davanti alle strisce di divieto di sosta. «Bisognerebbe invertire il divieto di sosta con lo stallo blu per migliorare la viabilità nel parcheggio – chiede Antonio R. un nostro lettore – e magari, già che ci siamo, invertire l’ingresso all’area di sosta con l’uscita perché non ha senso che la visibilità, uscendo dal parcheggio, sia mezza ostruita da una campana di vetro e dal contenitore degli abiti dismessi. E infatti – prosegue – sono pochi quelli che rispettano il divieto».

r.s.

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