La pacatezza non cancella però il suo innato spirito battagliero, che torna a galla lasciando spazio ai ricordi, nitidissimi nella sua mente.
«Fin da bambino, a Revigliasco, ho vissuto a contatto con i cavalli. Li aveva mio nonno, che in seguito ad una brutta caduta restò paralizzato. Poi proseguì mio padre, che, visto che non avevo troppa voglia di studiare, decise di mandarmi a lavorare da Sorba, nella macelleria al Mercato Coperto. Avevo 12 anni: Sorba per i cavalli nutriva una grande passione ed è da lui in pratica che ho iniziato a montare. Ai tempi le corse si svolgevano in Piazza d’Armi per le festività di San Secondo, grazie all’impegno del dottor Appiano. La scuderia si trovava in Corso Alessandria ed era frequentata dai fantini che all’epoca andavano per la maggiore, quali Pigliaru e Perraro. Un giorno, eravamo ad inizio novembre, Pigliaru mi chiese di salire su una cavalla e di galoppare. Gli dissi che non lo avevo mai fatto e lui replicò: “Allora hai paura”. Quella frase scatenò il mio orgoglio e provai. Caddi dopo 500 metri in una pozza d’acqua e spaventatissimo tornai a casa in bicicletta a Revigliasco, dove mio padre e mia madre mi diedero una bella lezione. Cominciai così.»
Hai vinto altri Palii oltre ad Asti?
«Ho corso un paio di volte a Legnano ma senza riuscire ad andare in finale. In provincia mi sono aggiudicato alcune corse, su tutte quella che si disputava a Moncalvo».
Parlami del tuo debutto nel Palio di Asti.
«Era il 1974 e andavo da Simonazzi. Prima monta di scuderia era Spiga, reduce dalla vittoria dell’anno prima per San Pietro. Lo ingaggiò la Torretta che gli affidò il purosangue Nieder Bill. Io in pratica ero il fantino del papà di Ettore, il signor Silvio, e corsi per San Secondo andando in finale dove presi l’acciuga. Ero un autodidatta, ho imparato sulla mia pelle a montare. Fu un buon inizio e l’anno dopo, sempre per San Secondo, montai Nieder Bill. Altra finale e mi piazzai terzo, dietro a Magari e a Spiga. Nel ‘76 giunse la chiamata per il servizio militare: mi mandarono in Friuli. Feci il Car a Tolmezzo e poi mi spedirono prima a Gemona e poi a Pontebba, dove frequentai il corso autisti. Venne il terremoto, furono momenti terribili. Io ad agosto accusai dei problemi fisici e restai ricoverato all’ospedale militare di Udine dal 1° al 28 del mese. Quando uscii presi la licenza ordinaria, dieci giorni, abbinando ad essa una licenza normale di sette giorni. Arrivai ad Asti il 30 agosto, pesavo 75 chili. La Torretta non voleva montarmi ma Simonazzi s’impose e fece mantenere la parola data. In 19 giorni perdetti 10 chili e al canapo, il 19 settembre, pesavo 65 chili. Fu un Palio sudato e durissimo, ebbi come rivale Mauro Finotto del Don Bosco ma con grande volontà riuscii a prevalere montando Cel, alias Cus Cus, cavallo di Simonazzi».
Negli anni a seguire che successe?
«Dopo il ‘77, il famoso anno della squalifica, montai per Don Bosco, Santa Maria Nuova e San Lazzaro, poi nel 1981 tornai a San Secondo. Dopo una prestazione in chiaroscuro riproposi lo stesso cavallo l’anno successivo dopo averlo preparato ad hoc e trionfai. Ci riprovai ancora nell’83 ma giunsi secondo. Poi due anni in Torretta portando a casa un’acciuga e la chiusura nel 1986 a San Secondo. Avevo 31 anni. Mi dissero che ero vecchio. Ridicolo. Bucefalo ha vinto a 54 anni. Non sono mai caduto nel Palio, andai giù solo una volta a Moncalvo».
Hai poi lavorato in diverse scuderie…
«Si, e mi sono tolto delle belle soddisfazioni vincendo a Merano, a Torino e a Varese. Ho mandato avanti la mia scuderia a Revigliasco, poi nel ‘98 sono venuto qui da Enzo Clerico. Sono stato in seguito anche a Bellinzago, poi da Franco Eugenio, da Goldin e da Simonazzi, prima di tornare al “Capricorno”, quattro anni fa»
Per chiudere Mario: esperienza ed occhio bastano per individuare grandi potenzialità in un cavallo o serve anche altro?
«L’occhio è importante, certo, l’esperienza pure, ma non si finisce mai di imparare. Da tutti è possibile apprendere qualcosa. Mentre invece nella preparazione di un cavallo non c’è nulla di scientifico: fanno tutti passo, trotto e galoppo».
La carriera: 13 i Palii corsi, 2 le vittorie
Mario Beccaris, classe 1955, ex fantino di ottima levatura, vanta 13 partecipazioni al Palio di Asti con 6 finali disputate e 2 vittorie. La prima nel 1976 per il Borgo Torretta montando il purosangue Cel (Cus Cus) e la seconda nel 1982 per il Rione San Secondo su Argento (Gamble on Gold).
Nel suo palmares figurano inoltre l’acciuga, conquistata al debutto nel 1974 per San Secondo, gli speroni (1975, ancora per il Rione del Santo), la borsa di monete (1983, sempre per i biancorossi) e un’altra acciuga (1984 , per la Torretta). Ultima apparizione al Palio nel 1986..
———————————
Un grazie speciale per le foto a Mario Beccaris e a Danilo Machetti.