Alla presentazione del resoconto sull'operato del Tavolo Asti Expo lo aveva sottolineato come prima battuta: «E' stato un lavoro faticosissimo, ma siamo giunti al traguardo che ci eravamo
Alla presentazione del resoconto sull'operato del Tavolo Asti Expo lo aveva sottolineato come prima battuta: «E' stato un lavoro faticosissimo, ma siamo giunti al traguardo che ci eravamo prefissati». A dirlo il presidente della Camera di Commercio di Asti, Mario Sacco.
Quali sono state le ragioni di questa "fatica"?
Di eventi, manifestazioni e iniziative belle e importanti questa provincia è piena, ma mettere tutto insieme con un filo conduttore ragionato e una comunicazione all'esterno unica è stato molto molto impegnativo.
Quale è il filo conduttore scelto?
Ovviamente il vino e il suo mondo. Non poteva essere altrimenti in una provincia che ha un riconoscimento Unesco per i paesaggi vitivinicoli e un'economia che sempre più gira intorno a questo prodotto. Il problema è che la Camera di Commercio, forte della sua esperienza nell'organizzazione di Douja e Festival delle Sagre, è abituata a lavorare con una lunga programmazione e in forte anticipo, da un anno per l'altro. Una programmazione che non abbiamo trovato in molti dei soggetti partner del Tavolo, che spesso si muovono all'ultimo momento. E questo è deleterio per organizzare una buona comunicazione all'esterno della provincia.
E allora come si è arrivati al calendario delle manifestazioni presentato per l'Expo?
Incorporando gli eventi più collaudati e scegliendo i più significativi fra i "nuovi". Per quanto riguarda la prima categoria mi riferisco, oltre alla Douja d'Or e Vinissage, anche a manifestazioni come Nizza è Barbera, la Festa del Ruchè o la Corsa delle Botti di Nizza, tanto per fare qualche esempio. Mentre nella categoria delle new entry è entrato il circuito dei Castelli della Barbera.
Tanta Barbera, dunque, da presentare ai visitatori dell'Expo.
Sì, perchè il Moscato e l'Asti Spumante sono vini già noti in tutto il mondo mentre la Barbera ha bisogno di farsi conoscere. E in questo progetto di "mondializzazione" della nostra "rossa", il Consorzio Barbera si è rivelato un ottimo ed efficiente interlocutore.
Lei è un presidente prossimo alla fine del suo mandato, cosa avrebbe voluto fare di più per l'Expo?
Avremmo voluto esserci in più e di più, ma ha costi proibitivi, soprattutto in questi tempi di tagli di risorse. Ma prendendo contatti con associazioni ed istituzioni abbiamo fatto in modo che presenze e passaggi "astigiani" ce ne fossero lungo tutti i sei mesi di esposizione.
Quindi manca un "presidio" astigiano a Milano?
Manca anche un presidio astigiano "per" Milano. Ci sarebbe piaciuto trasformare l'Enofila in un "quartiere generale" del vino astigiano con tanto di vetrina ed enoteca per tutta la durata dell'Expo ma non abbiamo trovato abbastanza risorse.
Realisticamente, l'Expo quanta gente porterà nell'Astigiano?
Abbiamo aspettative alte anche se, obiettivamente, il turismo locale pecca un po' di comunicazione. E' pur vero che l'Expo è spalmato su sei mesi, quindi c'è tempo per organizzarsi e raccogliere gradimenti e arrivi. Onestamente non credo nel "tutto esaurito" ma sono sicuro che ci si andrà vicino.
Quanto è importante che le aziende astigiane vadano a visitare l'esposizione di Milano?
Non è solo importante, ma fondamentale. Noi inviteremo tutti i soci ad andarci perchè è un'occasione irripetibile di confrontarsi con aziende omologhe di tutto il mondo, allargando i propri orizzonti. Servirà anche a capirela necessità di incrementare l'e-commerce e la cura dei singoli siti aziendali.