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Massimo Fiorio: "I grillini non hanno parlato, per loro lo ha fatto il leader"
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Massimo Fiorio: "I grillini non hanno parlato, per loro lo ha fatto il leader"

Massimo Fiorio, 44 anni, tornerà alla Camera tra i banchi del Partito Democratico. Fiorio, che è stato candidato in una posizione di testa con un posto sicuro, sa che non sarà affatto una

Massimo Fiorio, 44 anni, tornerà alla Camera tra i banchi del Partito Democratico. Fiorio, che è stato candidato in una posizione di testa con un posto sicuro, sa che non sarà affatto una legislatura facile soprattutto dopo il boom ottenuto dal Movimento 5 Stelle, primo partito alla Camera e contrario ad ogni accordo programmatico sia con il Pd che con il Pdl.

Una vittoria amara per la coalizione di centrosinistra che probabilmente dovrà accettare la prospettiva di fare un governissimo con il Pdl tenendo così alla larga il Movimento 5 Stelle. Una vittoria che sembra più una sconfitta. Perché il Pd non riesce a sfondare?
Mi sembra un’ipotesi prematura quella del governissimo. Ha fatto bene Bersani a sfidare Grillo sul merito. D’altra parte il Partito Democratico resta politicamente alternativo alla destra di Berlusconi. Il Partito Democratico ha parlato di proposte concrete mentre la campagna elettorale è stata egemonizzata dalla demagogia. Certo la soluzione che vedo più verosimile sono elezioni a breve anche se il Paese rischia di arrivarci in ginocchio. Solo Berlusconi dice che lo spread è una finzione.

Crede che il Partito Democratico di Asti sia stato danneggiato dai recenti casi che hanno tenuto banco nelle cronache locali: il sindaco in banca, la polemica del consigliere Ferraris contro il coordinamento provinciale, la divisione dei renziani che non si sono visti granché in campagna elettorale? E’ tempo di fare autocritica?
Può darsi, le polemiche non hanno fatto bene. Per quanto riguarda i renziani devo dire che ne ho visti in campagna elettorale, sindaci che lo hanno sostenuto hanno permesso buoni risultati del Pd nei propri comuni.

Il Movimento 5 Stelle è diventato il primo partito della città e ha raggiunto in molti comuni della provincia risultati sorprendenti. Nel suo paese, Calamandrana, ha preso 262 voti contro i 234 del Pd. Sono stati più bravi di voi a parlare alla gente o vivono solo della luce riflessa di Beppe Grillo?
La verità è che i grillini non hanno parlato, hanno lasciato parlare il loro leader. Hanno evitato qualsiasi confronto e dibattito, si sono protetti con il carisma di Grillo. Io ho fatto una campagna elettorale con molti incontri e ho continuato a dire ai leader del mio partito che i sondaggi non fotografavano assolutamente la situazione reale. Poi diciamolo con franchezza, il Movimento di Grillo era e resta fuori dal fuoco della polemica, anzi hanno beneficiato di molta buona stampa: cosa sarebbe successo se qualsiasi altro partito avesse eletto madre e figlio in Parlamento come è accaduto a loro? Perché non si parla di parentopoli nel loro caso?

C’è una qualità di Grillo che vorrebbe avesse anche Pier Luigi Bersani?
Forse la sfrontatezza, ma poco altro. Personalmente ho un brutto ricordo di Beppe Grillo e non riesco ad apprezzarlo più di tanto. Rispetto invece i militanti del suo movimento. Conosco e stimo Zangirolami. Più si affrancheranno da lui più cresceranno politicamente. Devo dire che molti aspetti della democrazia della rete che auspicano rischia di essere deresponsabilizzante.

Ingroia e la Rivoluzione Civile hanno fallito nell’impresa di riunire sotto un solo simbolo il popolo della sinistra. Forse non sarebbe stato più corretto aprire la coalizione anche a loro? In questo caso la strategia del Pd è stata sbagliata?
Credo alla differenza tra un partito riformista progressista ed un partito di sinistra radicale. La vicenda dell’Unione di Prodi del 2006 è stata uno spartiacque. Ritengo che anche quella sinistra dovrà fare una riflessione, non tanto in termini di contenuto che ritengo legittimo, ma sul fatto che è passata l’idea che Ingroia era una copertura dietro alla quale c’era tutto il vecchio establishment che è stato investito tanto come qualsiasi altro partito tradizionale. Il Partito Democratico dovrà certamente fare una riflessione al proprio interno, ma credo che la nostra lettura della crisi e le soluzioni proposte sono di gran lunga superiori ad alte.

L’Astigiano sarà rappresentato in Parlamento da lei e dal giovane Paolo Romano del M5S. Cosa vuole dire al suo nuovo collega?
Mi hanno parlato bene di Paolo Romano, ma non lo conosco. Spero di poter lavorare con lui su questioni concrete che riguardino questo territorio che ha bisogno di molto. La crisi sta picchiando durissimo su Asti e su questo territorio. Gli consiglio di mettere da parte molti degli schematismi riduttivi di Grillo e di pensare che la realtà è ben più complessa.

r.s.

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