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Meno carne, pesce e olio buono: la crisi pesa sulla salute
Attualità

Meno carne, pesce e olio buono: la crisi pesa sulla salute

E' stato il settore che ha risentito per ultimo della crisi, ma, alla fine, la diminuita capacità di spesa è arrivata anche in tavola. Cambiando le abitudini alimentari di molti astigiani. A

E' stato il settore che ha risentito per ultimo della crisi, ma, alla fine, la diminuita capacità di spesa è arrivata anche in tavola. Cambiando le abitudini alimentari di molti astigiani. A spiegarne le conseguenze è la dottoressa Maria Luisa Amerio, direttore di Dietologia e Nutrizione Clinica dell'Ospedale Cardinal Massaia. «Durante la crisi, la quota dei consumi alimentari è diminuita -spiega la dottoressa Amerio- soprattutto nelle categorie di persone meno abbienti. In particolare, è calata la spesa per prodotti più costosi come il pesce (che ha segnato un -5%), l'olio di oliva (-8%) e anche frutta e verdura (-2%)». Per contro sono aumentate le quote di consumo di prodotti meno costosi come la pasta, il pane e le uova.

Anche per quanto riguarda la carne, si è assistito ad uno spostamento significativo delle scelte dei consumatori: quelli con minor reddito a disposizione hanno ridotto il consumo di carne bovina fino ad una quota del 6% a favore della più economica carne di pollo e di maiale. «Va però sottolineato che il minor consumo di carne non è un dato negativo dal punto di vista nutrizionale, perchè prima se ne mangiava mediamente decisamente troppa rispetto al fabbisogno dell'organismo» specifica la dottoressa Amerio. Che fa dell'alimentazione una questione filosofica, definendola oggi molto meno "democratica" di un tempo, quando l'offerta era più uniforme per tutti. «Le persone in difficoltà economiche importanti -spiega- tendono a ricercare nel cibo un conforto e a volte lo scambiano per un ansiolitico facendo largo consumo di snacks, dolciumi, bevande zuccherate mentre un'altra fetta di popolazione che dispone di maggior reddito, spende meglio i suoi soldi per la spesa, forte di sicurezze sociali, culturali ed economiche che indirizzano le scelte secondo qualità.

Dal punto di vista medico e nutrizionale, la dottoressa Amerio esprime molta preoccupazione perchè una scorretta alimentazione fatta di cibi ad alto contenuto energetico, con la scarsa presenza di fibre e iperzuccherato porta all'obesità, al diabete, a gravi malattie cardiovascolari mentre l'eccessivo consumo di cibi salati all'ipertensione. Con un dato inquietante: il 30% dei tumori ha un nesso diretto con l'alimentazione, soprattutto quelli che afferiscono all'apparato digerente. Per questo motivo è importante fare attenzione a ciò che si mangia, anche se si hanno meno soldi a disposizione per la spesa. Grazie alle tante campagne di informazione e di educazione, va detto che i consumatori hanno imparato a cercare una maggiore qualità in punti vendita che offrono prodotti scontati, come gli hard discount o i supermercati tradizionali relativamente alle offerte del momento. Grazie ad internet, poi, la quota di spesa fatta on line di cibi e bevande ha toccato il 18% del totale, mentre prende sempre più piede anche l'acquisto diretto dal produttore, la cosiddetta "filiera corta" che rappresenta quasi il 3% dei consumi alimentari complessivi.

Tutto per cercare di risparmiare sulla spesa senza rinunciare troppo alla qualità. Per quanto la quota di reddito destinata all'alimentazione, negli ultimi quarant'anni, non abbia registrato picchi di incremento come accaduto per altri beni personali e, soprattutto, per le comunicazioni per le quali abbiamo aumentato la spesa del 900% (e del 670% per la salute). Anche se è ancora lontano il rischio della "fame", considerando che ogni anno si buttano via 12 miliardi di scarti alimentari ed è in costante aumento l'obesità fra i cittadini. «Sarebbe una buona cosa -consiglia la dottoressa Amerio- approfittare di questa crisi per "ristrutturare" e ripensare in modo drastico il modo di alimentarsi. Finiti i tempi delle grandi e golose abbuffate, bisognerebbe imparare a mangiare meno e meglio. Tenendo soprattutto conto del fatto che la popolazione italiana invecchia sempre di più e una scorretta alimentazione la espone a rischi gravi e diffusi».

Daniela Peira

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