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Moasca, Ghignone porta il Cisa dal Prefetto: «Voglio i nomi degli assistiti»

«Così non è possibile controllare le prestazioni». Il presidente Massimelli: «Dobbiamo tutelare la privacy»
Il Comune di Moasca si scontra con il Cisa Asti Sud, il consorzio che gestisce le prestazioni socioassistenziali per 40 Comuni astigiani. «Abbiamo ricevuto il report sul numero degli utenti serviti dal Cisa – ci spiega il sindaco Andrea Ghignone – Nel 2023 sono stati 29 tra disabili, anziani e immigrati. Ho chiesto di avere i nominativi dei concittadini che hanno usufruito del servizio onde effettuare un controllo, valutare la qualità delle prestazioni ed eventualmente istruire azioni dirette. Tale obbligo di trasparenza mi sembra ancora più dovuto atteso che il Consorzio ci chiede di devolvere fondi aggiuntivi ricevuti dallo Stato, per legge non dovuti».

Le risposte del direttore Giuseppe Occhiogrosso e del presidente Matteo Massimelli, giunte via mail, sono univoche: «Non è possibile per una questione di privacy».

Il sindaco allora decide di condividere lo scambio di missive (per conoscenza) con il Prefetto e la Commissione per l’accesso ai documenti amministrativi. «Ho precisato che, essendo un servizio gestito per conto del Comune, il sindaco ha diritto ad avere quei dati – continua Ghignone – Mi hanno risposto che il presidente non ha contezza dei nominativi e questi mai sono stati forniti al Consiglio di amministrazione o ai Comuni aderenti».

Il sindaco minaccia di portare il Cisa innanzi il Prefetto per fare chiarezza: «Il Cogesa, che consorzia i Comuni del Nord Astigiano, ogni anno consegna al sindaco una busta chiusa con i nominati dei soggetti che beneficiano dei servizi. Perché il Cisa no?».

«Ci siamo consultati con il responsabile della tutela della privacy (dottor Gorga) è questi ha chiaramente detto che non è possibile divulgare i nominativi a soggetti terzi – ci ha spiegato Massimelli – Una precisazione: il Comune di Moasca, come tutti quelli con meno di 5 mila abitanti, è obbligato per legge a delegare la funzione sociale, quindi non capisco quali altre spese possa mettere a bilancio oltre alla quota da devolvere al Cisa calcolata per abitanti».

Ghignone, però, lamenta il “vulnus” della funzione di controllo: «I Comuni possono fare una valutazione quantitativa, non qualitativa del servizio – risponde il presidente – Questa è una prerogativa di Asl, Regione ed altri enti che pagano le funzioni sociali e attraverso commissioni stabiliscono e controllano le tipologie di prestazioni che spettano alla persone».

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