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L’amore delle colline

Montafia: Bagnasco piange Marco, il figlio di tutti

Un’intera comunità ha adottato da tempo un uomo disabile rimasto senza padre e senza madre. Deceduto venerdì scorso a Torino, tutti si sono mobilitati perchè venisse sepolto nel piccolo cimitero del paese

Sono (per la maggior parte) totalmente digiuni di dinamiche, termini e progetti normalmente usati nel mondo dell’assistenza sociale, ma sono riusciti a creare una istintiva e straordinaria rete di protezione fatta di affetti e amicizia intorno ad un uomo con il quale la vita non è stata per nulla tenera.

La  comunità di  Bagnasco, piccola frazione di Montafia,   deve proprio essere orgogliosa di quanto fatto in questi anni per Marco,  perché la storia di cui sono protagonisti gli abitanti merita di essere raccontata e, meglio ancora, imitata.

Marco Sartori, fin dalla nascita avvenuta 53 anni fa, ha presentato una doppia disabilità fisica e intellettiva. Non grave, va detto, perché gli ha consentito comunque di comunicare con i genitori e con tutti quelli che vivevano intorno a lui ma comunque abbastanza invalidante da non consentirgli una vita autonoma e autosufficiente.

La mamma era originaria di Bagnasco, cugina della nota architetta Enrica Fiandra, ma con il marito e il figlio viveva a Torino, pur tornando spesso nella frazione astigiana e passando lì gran parte delle estati.

E’ proprio durante quelle lunghe villeggiature estive che Marco è entrato nel cuore dei bagnaschesi; lo hanno visto bambino, poi ragazzo, poi adulto. Con la famiglia frequentava la messa, il piccolo circolo e le passeggiate erano un’occasione per fermarsi nei cortili delle case per fare qualche chiacchiera. Questo anche quando la madre, rimasta vedova, ha continuato a frequentare il suo paese natio. Bagnasco vuole bene a Marco e quando anche la madre è morta improvvisamente, nella casa di Torino, lasciando il figlio a vegliarla per ore indeciso su come fare a chiedere aiuto, a tutti si è stretto  il cuore pensando a cosa sarebbe stato di lui.

Non avendo più parenti in vita in grado di occuparsi di lui, venne affidato ad una comunità ma i bagnaschesi non rinunciarono a Marco.

Mimmo Matarozzo e Luciano Grosso   diventarono i suoi migliori amici, al punto di andare a trovarlo in comunità ogni settimana, portarlo fuori a fare qualche giro per Torino, soprattutto nei luoghi che frequentava con la madre, come il bar sotto casa o il meccanico in fondo alla strada, per alimentare i suoi ricordi e rendere più facile il passaggio alla sua nuova vita.

Anche Bagnasco ha fatto la sua parte: in accordo con gli educatori è stato portato lì per passare qualche giorno di vacanza e in alcune occasioni è stato accompagnato da alcuni suoi compagni di comunità. Non era mai un’improvvisata: si organizzava il giorno della gita e ad aspettare Marco e i suoi amici c’era tutto il paese, per salutarlo, per offrire a lui e agli altri il pranzo, per fargli qualche regalo (adorava la musica liscio e in molti gli donarono, nel tempo, cassette e cd da ascoltare in comunità), per giocare a carte, per fargli fare il giro della piccola borgata o più semplicemente per parlare con lui, accoglierlo con un abbraccio e con l’ascolto della sua nuova vita.

E fra una gita e l’altra c’erano le innumerevoli telefonate che faceva, dal cellulare, a tutti gli abitanti di cui conosceva a memoria il numero di telefono. A tutti chiedeva la stessa cosa “Ciao, sono Marco,  come stai?”. Poche volte i bagnaschesi si sottraevano alle sue telefonate, perché, anche se ripetute, erano  il suo legame con l’infanzia e il periodo della vita in cui aveva ancora i genitori e viveva in famiglia.

Con il passare del tempo le sue condizioni di salute sono peggiorate fino alla perdita della deambulazione e la sedia a rotelle ha ridotto le uscite degli amici che andavano a trovarlo in comunità ma non per questo era stato lasciato solo. In vista delle feste principali si moltiplicavano anche le visite di chi, da Bagnasco, andava a Torino solo per fargli gli auguri.

Marco aveva perso madre e padre ma era un figlio di Bagnasco ed è per questo che la notizia della sua morte, avvenuta in comunità venerdì scorso, ha provocato una forte onda di sofferenza mista a tenerezza e compassione (quella vera, pura, sincera). Solo il giorno prima aveva  telefonato al suo amico Mimmo, parlava con difficoltà e non riusciva quasi a farsi capire. Gli aveva detto di essere stato ricoverato in ospedale per un problema intestinale, poi la dimissione e il ritorno in comunità dove è stato trovato senza vita nella sua camera. E’ stato probabilmente un infarto a portarselo via.

La comunità di Bagnasco ha usato tutte le conoscenze e i contatti a disposizione per capire dove si trovasse la salma (cosa non facile quando ogni decisione passa da un ufficio tutelare) e ha avanzato all’impiegato che si sta occupando di organizzare il funerale una richiesta molto precisa: le esequie dovranno tenersi nella piccola chiesa della frazione e Marco dovrà riposare nel  piccolo cimitero, insieme a papà e mamma. E’ stata organizzata una raccolta di fondi perché il suo addio sia accompagnato da una bella composizione di fiori. La cifra raccolta ha già superato ampiamente il necessario e quanto avanzato sarà usato per provvedere nel tempo a mettere fiori freschi sulla sua tomba.

Marco sarà per sempre un figlio di Bagnasco.

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