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Attualità

Montafia, quell’allarme sulle fontane e le risposte dell’Arpa

Un uomo sostiene che la fonte solforosa gli abbia provocato l’infarto. L’Arpa risponde: «Se non è specificata la potabilità, nessuna acqua può essere ritenuta tale»

Lanciato da un ciclista di Pino Torinese

L’appello di un uomo di Pino Torinese che chiede che vengano interdette tutte le fonti solforose del Nord Astigiano ha provocato un certo allarmismo fra i tanti che, in quella zona della provincia, hanno per abitudine quella di bere l’acqua delle sorgive di cui il territorio è molto ricco.
Secondo quanto riportato dal Corriere di Chieri, l’uomo, Marcello Calemme, sostiene di aver subito due infarti a causa di un batterio, l’escherichia coli contenuto nell’acqua della fonte solforosa della frazione Zolfo di Montafia.

 

Fontana dello Zolfo di Montafia

«Il mio infarto provocato dall’acqua solforosa»

Fatti che risalgono fra la fine del 2017 e l’inizio del 2018 quando l’uomo ricorda di essersi fermato a rinfrescarsi la testa durante un giro in bicicletta. Qualche mese dopo i primi sintomi di malessere fino ai due infarti che i cardiologi imputano ad una presenza massiccia di escherichia coli nel suo organismo. Una correlazione, quella del batterio con l’infarto, che è stata scoperta e studiata da un gruppo di ricercatori italiani.
L’uomo si è fortunatamente ripreso, ha fatto analizzare l’acqua della fonte solforosa e gli esiti, sempre secondo quanto affermato dal ciclista, avevano rivelato la presenza dell’escherichia coli. Aveva informato il Comune di Montafia di quanto accaduto e, contestualmente la fontana dello Zolfo, a causa di un guasto alla pompa di sollevamento, aveva smesso di zampillare e dalla primavera dello scorso anno è asciutta.
In piena attività, invece, quella nella valle di Montafia, all’altezza della salita per la frazione Bagnasco.
L’uomo insiste: «Non vorrei che succedesse ad altri quanto è accaduto a me».
Ma cosa dice la legge in merito a controlli ed eventuali divieti?

Fontana di Bagnasco

Il direttore Arpa di Asti

«L’acqua solforosa, per sua natura, non potrà mai essere definita potabile perchè ha valori non in linea con quelli dettati per tale definizione – risponde il dottor Alberto Maffiotti, direttore dell’Arpa di Asti e Alessandria – Trattandosi poi di fonte sorgiva e non proveniente da un acquedotto, non può essere definita potabile. E la gente – aggiunge – non deve utilizzarla come tale». Questo vale per tutte le fontane sorgive, siano esse su suolo pubblico o su suolo privato, solforose o no.
«Se non è espressamente indicato che si tratta di una fonte potabile – prosegue il direttore Maffiotti – si deve presumere che non lo sia. E nessuno, nè Comuni, nè privati, sono tenuti a fare controlli sull’acqua delle sorgive naturali». A meno che non si tratti di sorgenti utilizzate a scopo terapeutico o di cura del corpo all’interno di strutture organizzate come impianti termali o spa. E non è questo il nostro caso.
Certo, per eccesso di zelo amministrazioni e proprietari delle fontane private possono apporre un cartello con su scritto “Acqua non potabile” se la sorgente è facilmente raggiungibile ma non possono essere ritenuti responsabili di eventuali conseguenze. Dunque la principale responsabilità è in capo ai cittadini. Le sorgenti, come ha dichiarato il sindaco di Montafia, Giovanni Marchese, «non si possono “fermare” come non si possono fermare i rii o i torrenti di montagna. Sta alle persone essere consapevoli del rischio che corrono nell’abbeverarsi o rinfrescarsi ad acque non potabili».

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