A Montechiaro, la Fiera Nazionale del Tartufo Bianco del Monferrato non è soltanto una vetrina del gusto, quest’anno festeggia 825 anni di storia e il riconoscimento di Comune turistico. Ogni paese ha il suo modo di raccontarsi e, nel caso di Montechiaro, è il tartufo a farsi portavoce dell’identità locale: un prodotto che ha modellato il paesaggio, l’economia e la cultura, dando vita a un rito collettivo che si rinnova ogni anno con la Fiera. Durante gli ultimi preparativi per l’arrivo di Re Tartufo, l’atmosfera si fa densa di attesa e di profumi. Pranzi, cene, mercatini del gusto, spettacoli e musica animeranno il weekend dell’8 e 9 novembre, offrendo ai visitatori un’esperienza che unisce tradizione e scoperta. Tra le colline del romanico monferrino, Montechiaro si distingue per la chiesa di San Nazario, gioiello del XII secolo che fa da capofila a un sistema di tredici chiese del concentrico, insieme ai piloni di San Dionigi e Beronco. Un patrimonio che racconta la fede e l’arte di un passato ancora vivo. Nel presidio culturale dell’ex sede delle scuole elementari di via Piesenzana prende vita “Tartufarte: l’arte del gusto, il gusto dell’arte”, rassegna che unisce creatività e memoria. Qui sarà esposta la mostra per gli 825 anni di fondazione del Comune, con il prezioso Codex Montechiarensis, la collezione di martelli d’epoca di Antonio Casarin, e una sezione dedicata all’evoluzione della Fiera dal 1988 a oggi, con rassegne stampa comunali, regionali e nazionali.
L’arte contemporanea prosegue nella storica sede del Comitato Palio di via Vittorio Emanuele 8, dove continua “Tartufarte” con artisti provenienti da tutta Italia: tra loro Elena Bellaviti, Giuseppe Bonavia, Silvia Borelli Lenta, Marina Bottero, Gisella Carlevaro, Raffaella Di Benedetto, Valter Ghio, Pietro Macchiolo, Lorenzo Meneghel, Carla Novello, Cesare Oneda, Rossella Rossi Forza, Libero Petrone, Cristina Raselli, Biagio Russo, Giuliano Tacite, Sikke Couperus e Vittorio Zitti. Completano il percorso una mostra fotografica sulla violenza di genere, dal titolo “L’amore non alza le mani, ma ti prende per mano” a cura di Beatrice Bonino e Virginia Salvi di Cortemilia, e l’esposizione “Gente del mio paese al Palio 1976” di Domenico Binello, insieme a costumi paliofili degli anni Trenta e un omaggio al rettore storico Gianmarco Rebaudengo. Un intreccio di saperi, ricordi e curiosità che raccontano l’anima viva di Montechiaro, dove il profumo del tartufo si mescola all’orgoglio di una comunità che sa custodire e reinventare la propria storia.