A Moransengo 97 i votanti (su 168 elettori): i sì sono stati 70 e i no 24, 2 nulle e una bianca; a Tonengo 89 i votanti (su 183 elettori): i sì sono stati 76, i no 12, una nulla.
«La percentuale di votanti – sottolinea il segretario comunale Giorgio Musso – del 48,63 a Tonengo e del 57,63 a Moransengo è da considerare buona, tenuto conto che in analoghi referendum consultivi svoltisi in Piemonte la percentuale era stata fra il 20 e il 40%».
L’iter prevede ora l’emanazione della legge regionale che sarà trasmessa a Roma dove il Parlamento dovrà approvare la legge di istituzione del nuovo Comune, firmata dal presidente Mattarella; dal 1° gennaio 2023 avverranno le dimissioni dei due consigli comunali e l’istituzione del nuovo Comune, guidato da un commissario prefettizio fino alle elezioni del sindaco e del consiglio comunale previste in tarda primavera. La sede del nuovo Comune, scelta per sorteggio, sarà presso il municipio di Tonengo, ma vi saranno anche uffici distaccati a Moransengo, in modo da favorire i cittadini che hanno difficoltà a spostarsi.
Raffaele Audino, storico sindaco di Tonengo, che aveva sostenuto con determinazione la necessità e urgenza di fusione dei due Comuni confinanti, ha espresso piena soddisfazione per il risultato, certo che vi saranno nel breve e lungo termine sicuri benefici al territorio. Il sindaco di Moransengo Massimo Ghigo, al suo terzo mandato, avanza qualche preoccupazione in merito all’effettiva erogazione dei sostanziosi contributi promessi dal Governo.
Soddisfatto anche Giorgio Musso, segretario comunale dal lontano 1989: «La fusione intercomunale e la costituzione di un nuovo ente locale dovrebbe godere in dieci anni di una somma importante a sostegno delle spese correnti dei due ex comuni di circa 750 mila euro. Soldi che faranno davvero comodo per assestare il bilancio del nuovo comune costituito e che potrà dunque disporre di fondi utili per garantire una migliore sopravvivenza al neo nato comune e al mantenimento degli attuali servizi: dal trasporto scolastico alla manutenzione delle strade, alla realizzazione di opere pubbliche nell’interesse delle due comunità riunite».
Giorgio Musso, oggi segretario generale della Città e Provincia di Cuneo (e a scavalco di diversi comuni del nord Astigiano), coglie l’occasione per evidenziare lo stato di sofferenza dei piccoli enti per la complessità normativa: «Chiaro che la problematica essenzialmente sta nella differenziazione delle imposizioni normative a carico dei piccoli comuni rispetto a quelli medi e grandi, che così come sono postate non sono più reggibili da parte di enti di minor dimensione. La montagna normativa di questo sistema di gestione degli enti locai e i riferimenti alle complesse articolazioni del codice degli appalti e degli altri codici corre il rischio di far implodere gli enti stessi in modo graduale e se non si addiverrà all’auspicata semplificazione degli atti e delle gestioni di cui si parla da anni senza aver raggiunto alcun obiettivo sostanziale.
Sarebbe oltremodo utile disporre peraltro di un segretario comunale titolare della nuova segreteria dei due comuni riunito, con stipendio però a carico dello stato che possa sostenere l’evoluzione del nuovo comune in una forma e una modalità rinnovata e funzionale. I due enti riuniti dovrebbero disporre di un nuovo contesto statale riformato che possa contribuire a un assetto gestionale funzionale ai servizi delle cosiddette aree interne da sempre penalizzate rispetto alle aree urbane e metropolitane».
Nella foto: il Municipio di Tonengo, sede del Comune unico.