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Attualità

Moscato, rese e conti: il presidente di CTM alza la voce

Giovanni Bosco indice una riunione in piazza per giovedì 23 luglio per discutere del futuro prossimo che attende i produttori

Spettro esportazioni

Manca poco più di un mese alla vendemmia e il mondo del Moscato è già in fermento. Il lungo lockdown che ha impattato fortemente sul canale della piccola distribuzione e la crisi delle esportazioni incombono sul prossimo raccolto. Anche se i dati del Consorzio dell’Asti stimano una sostanziale tenuta dell’imbottigliato rispetto al 2019, con uno scatto d’orgoglio del Moscato d’Asti Docg, il futuro rimane incerto.

Il presidente Giovanni Bosco

Giovedì 23 luglio incontro in piazza

Nei giorni scorsi Giovanni Bosco, battagliero fondatore e presidente del Ctm, il Coordinamento Terre del Moscato, ha esordito sulla pagina fb dell’associazione con un post che offre anticipazioni sulle prossime rese «L’industria – scrive Bosco –quest’anno propone 75 quintali per ettaro di Moscato Docg e 45 quintali di supero». Segnale subito raccolto dalla parte agricola, che non ha mancato di far sentire la propria preoccupata voce. Tanto da convincere il Ctm a indire, giovedì 23 luglio, un incontro (alle 21) sulla piazza del Comune di Santo Stefano Belbo dal titolo emblematico: “Le rese…e i conti”.

Non è un mistero che Giovanni Bosco da anni si batta per una maggior redditività della vigna a vantaggio dei produttori. Argomento che lo ha convinto a pubblicare, sempre sul sito del sodalizio, due immagini che ben inquadrano il periodo, ancora scosso da una Fase 3 a trazione ridotta.

Una storia vecchia….

«Si racconta che negli Anni ’50 i nostri nonni portavano l’uva nelle ditte e mentre scaricavano il carico arrivava il padrone della ditta che sospendeva tutto e si rifiutava di scaricarla tutta adducendo a scuse inventate – racconta il presidente del Ctm . I nostri nonni con la coda fra le gambe con il carro e i buoi uscivano dallo stabilimento e chi c’era fuori? Il mediatore di un’altra ditta che proponeva al povero nonno di acquistare la restante uva, ma ad un prezzo molto inferiore. Per non riportare a casa il carico il nonno, suo malgrado, accettava. Qualcosa di simile sta succedendo ancora oggi dopo settant’anni. Signori industriali dello spumante, ricordatevi che quelle ditte sono scomparse. Noi siamo ancora qui!».

«Moscato d’Asti Spumante, un’occasione persa»

Soluzione ad un mercato serrato tra le incognite di un presente ingabbiato e un futuro tutto da definire, secondo Giovanni Bosco, è l’immissione sugli scaffali del Moscato d’Asti Spumante, suo cavallo di battaglia da decenni. Scrive: «Sette anni fa a nome del Ctm proposi al Consorzio dell’Asti e del Moscato D’Asti la tipologia Moscato d’Asti Spumante. Il Consorzio interpellò i “Moscatisti” sulla proposta e la stragrande maggioranza fu contraria. Questa nuova tipologia avrebbe senz’altro fatto aumentare le vendite e di conseguenza avrebbe fatto aumentare le rese per ettaro. Ora gli stessi “Moscatisti” si lamentano che a 90 quintali per ettaro, per loro, le rese sono troppo basse. I signori del Moscato d’Asti devono sapere che le regole della DOCG valgono per tutti».

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