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Mutilazioni femminili, la testimonianzadi Gloria: «Per noi era la normalità»
Attualità

Mutilazioni femminili, la testimonianza
di Gloria: «Per noi era la normalità»

Chi ha partecipato al convegno in Municipio, nella giornata contro la violenza sulle donne e si aspettava una crociata contro gli infibulatori e, più in generale, contro chi procura mutilazioni

Chi ha partecipato al convegno in Municipio, nella giornata contro la violenza sulle donne e si aspettava una crociata contro gli infibulatori e, più in generale, contro chi procura mutilazioni femminili, è rimasto deluso. Non perchè non ci sia un'unanime condanna a questa pratica diffusa soporattuto in Paesi africani sub sahariani, ma perchè le donne della Commissione Pari Opportunità del Comune hanno voluto raccontare cosa c'è dietro a questa crudele tradizione. Un'informazione utile per non fermarsi al primo giudizio e ancor più utile se si tiene conto che con l'abbattimento delle frontiere e l'arrivo massiccio di stranieri in Italia e in Europa sarà sempre più facile trovarsi faccia a faccia con una donna che ha subito mutilazioni genitali in tenera età. La testimonianza più efficace è stata quella di Gloria Bimbi, di origine nigeriana, che fino alla sua adolescenza era "assistente" della nonna levatrice del villaggio, colei che faceva nascere i bambini e che praticava le cosiddete MGF (mutilazioni genitali femminili) alle piccole fra i 7 giorni e i 9 anni.

«Non giudicatemi, ma io sono stata per molto tempo una donna che ha collaborato alla diffusione di questa pratica – ha detto Gloria, oggi infermiera di Nosotras, ong che raccoglie donne da tutto il mondo – Ma nel mio mondo di allora, prima di venire in Italia, quella era la normalità. Non solo, rappresentava un momento di festa e di ingresso del nuovo nato nella comunità del villaggio. Molte bambine chiedevano insistentemente di essere circoncise o infibulate, nonostante ne conoscessero il dolore, perchè era più forte la voglia di accettazione da parte del villaggio». Parole toccanti che portano ad una sola conclusione: «Questa pratica si combatte con l'innalzamento del livello culturale, con l'informazione alle donne sui rischi che corrono e sulla non necessità di quello per essere amate ed accettate. Non si combatte con le minacce di arresto o di emarginazione».

A confermare ciò è intervenuto l'avvocato di Nosotras che ha riassunto come la legge italiana, fra le più severe contro le GMF, di fatto non è mai riuscita a contrastare il fenomeno e in dieci anni ha raccolto solo 2 denunce. La buona notizia arriva dal dottor Maggiorino Barbero, primario di Ginecologia ed Ostetricia dell'ospedale di Asti: «Dalla quasi totalità di MGF si può tornare indietro con semplici interventi chirurgici ed estetici. E' bene che le donne lo sappiano». La giornata contro la violenza sulle donne era iniziata con la proiezione del cortometraggio del giovane regista astigiano Valerio Oldano e si è conclusa con l'installazione delle scarpe rosse, simbolo della campagna, per tutto il centro storico, a cura delle Creative e con la sedia vuota allestita dal Soroptimist alla Biblioteca Faletti per indicare "il posto occupato" dalle vittime che non vanno dimenticate.

Daniela Peira

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