Con il naso all'ingiù dal ponte di corso Libertà o sulle sponde pedonabili del torrente. Non è insolito vedere verso sera, quando la calura lascia spazio alla brezza ristoratrice, qualche
Con il naso all'ingiù dal ponte di corso Libertà o sulle sponde pedonabili del torrente. Non è insolito vedere verso sera, quando la calura lascia spazio alla brezza ristoratrice, qualche canellese rimirare l'acqua che scorre lenta in Belbo. E indicare, entusiasta, al nipotino, gli occhi sgranati, un punto che guizza sul letto del torrente. Sono pesci, e la cosa non dovrebbe destare grande notizia trattandosi di un corso d'acqua. Se non fosse che in Belbo, soprattutto nei tratti che attraversano i centri abitati, di abitatori acquatici non se ne vedevano da anni.
La conferma arriva da Giancarlo Scarrone, fondatore e presidente di Valle Belbo Pulita. «Molti sono increduli nel vedere nuovamente pesci adulti, quindi di consistente dimensione, che guizzano tra le pietre di origine arenaria. Segno che la vita è ripresa grazie al miglioramento della qualità delle acque e al buon funzionamento del nuovo depuratore di Santo Stefano Belbo». Sono frequentatori di acqua dolce di specie diverse: carpe, alborelle e anche barbi, pesce quest'ultimo che non ama le acque inquinate. «Si ipotizza ? spiega ancora Scarrone – che arrivino in rimonta dal Tanaro, dal punto della confluenza con il Belbo. Alla foce percepiscono il maggior tepore delle nostre acque, per loro molto più gradevoli di quelle che provengono a fine maggio dalle nevi in scioglimento dalle Alpi Liguri. Le acque del Belbo sono più calde e ideali per la deposizione delle uova e quindi alla perpetuazione delle specie».
Un ripopolamento naturale, dunque, che fa ben sperare per la salute del corso d'acqua. Dopo la comparsa, anni fa, di anatre, germani e nutrie, si può dire che il Belbo sia guarito dalle sue piaghe storiche? «Quanto stiamo assistendo in questi ultimi tempi ci gratifica e riempie di orgoglio perché coloro che in questi ultimi anni si sono battuti e continuano a battersi per il miglioramento della qualità delle acque del Belbo, e per la rinascita di questa valle, non hanno lavorato inutilmente – sostiene, soddisfatto, Giancarlo Scarrone -. Ma non dobbiamo abbassare la guardia: il pericolo di nuovi inquinamenti è sempre dietro l'angolo». Chiaro riferimento al periodo vendemmiale, quando gli "sversamenti" enologici pirati disegnano il Belbo di improbabili striature multicolori, compromettendo flora e fauna.
Da alcuni anni è in funzione, tra agosto e settembre, una cabina di regia, coordinata dall'Arpa con i Comuni dell'asta fluviale, per prevenire, individuare (e sanzionare) gli scarichi illeciti. «Un lavoro paziente che ha dato i suoi frutti» chiosa Scarrone.
g.v.