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Attualità

Nella notte gelata fra gli invisibili
che non hanno neppure le scarpe

Abbiamo trascorso una notte insieme all'Unità di strada della Croce Rossa, che si occupa di prestare i soccorsi ai senzatetto. Il servizio inizia con la distribuzione di focaccia e té caldo, quindi vengono offerti vestiti caldi

Ho appuntamento alle 20.30 alla Croce Rossa, con il capitano della CRI militare Alessandro Raviola e con la squadra che staserà uscirà per il servizio dell’Unità di strada, creato per soccorrere quelli che con fine anglicismo definiamo “homeless”, mentre nella più cruda definizione corrente vengono detti “barboni”. Nella sede della CRI c’è un gran movimento, come tutte le sere: sono presenti i volontari di tre equipaggi del “118” e sono pronti a partire per l’Unità di strada Fabio Proita, Antonella Billi, Luigi Mistretta, Marta Lecchi, Stefania Cussotto e Mattia Apuzzo. Il camion grigioverde con la grande croce rossa sulla fiancata esce dal cancello ed inizia il giro che si ripete ogni martedì e venerdì, alla ricerca di chi, in queste gelide sere invernali, non ha nulla per ripararsi dal freddo. Dopo aver controllato un paio di luoghi senza trovare nessuno, si arriva al punto d’incontro abituale dove, intorno ad un fuoco acceso in un cestino di ferro per rifiuti, sono radunate sette persone.

All’arrivo del camion si avvicinano e comincia la distribuzione di pezzi di focaccia (offerta da una panetteria che porta alla CRI l’invenduto della giornata) e di bicchieri di the caldo. Antonella, Marta e Stefania distribuiscono il cibo, Mattia e Luigi se ne vanno a parlare con l’unico rimasto vicino al fuoco, mentre Fabio tira fuori dai contenitori sul camion maglie di lana, giacconi pesanti, biancheria di ricambio. Ci sono due tunisini e Fabio registra i loro nomi: uno ha una brutta tosse e l’altro è a piedi nudi, ha solo un paio di ciabatte di plastica, ma le scarpe sul camion non sono della sua misura, così gli danno due paia di calze, da mettere una sull’altra, è sempre meglio di niente. Ci si ferma una decina di minuti e Raviola s’informa sulle condizioni di qualcuno che da un po’ di tempo non si vede più, ma nessuno ne sa niente. Il giro riprende per le strade deserte e fredde, sino alla stazione: nell’atrio ci sono due vecchie conoscenze e il camion si ferma, le ragazze si avvicinano, portano qualcosa ad un’anziana dal sorriso gentile che sta tutto il giorno in giro insieme ad un amico di Alessandria.

Quando si fa tardi, l’amico prende il treno per Alessandria e va al dormitorio, oppure dorme in treno. Una pattuglia di polizia si avvicina ai volontari della CRI e si scambiano quattro chiacchiere: «D’estate non ci sono problemi – dice un agente – ma d’inverno, quando la stazione chiude, è dura far uscire questi poveretti, magari con 6 o 7 gradi sottozero». Il giro riprende, il camion si dirige in periferia e ad un certo punto accende i lampeggianti: è un segnale, e poco dopo, dietro la luce di una pila, sbucano dal buio due cani e due persone. Vivono sotto una tettoia poco distante e sembrano persino di buonumore: la donna dice «Stavolta siamo arrivati a meno dodici gradi!». Anche qui, si versa del the, si dà un po’ di cibo e biancheria, si chiacchiera. E’ il momento dei saluti e dietro alla pila che taglia la notte e fa luccicare la neve gelata sulla terra arata, uomo, donna e cani scompaiono nel buio.

Si riparte e si torna in centro, ma in giro non c’è più nessuno, per cui il camion si dirige alla base, dove altri volontari sono pronti per altre chiamate. Il capitano Raviola compila i moduli previsti per ogni uscita: sono le 23.15, si sono contattate 11 persone, 9 maschi e due femmine, distribuiti 16 capi di vestiario, 26 pacchi di biscotti, 24 scatolette di carne e 17 bicchieri di the. Sono mancati guanti e scarpe, ma le risorse sono sempre limitate, mentre la necessità è grande. Luigi, Marta, Stefania e Mattia domani torneranno a scuola, con un’esperienza sociologica ed umana in più. Dal Rotary l’aiuto per un anno sulla strada L’attività dell’Unità di strada della CRI ha avuto nei giorni scorsi il sostegno del Rotary Club di Asti, che ha consegnato la somma stanziata per il service al dott. Claudio Nuti, medico di base ed operatore del servizio della CRI, accompagnato dal capitano della CRI militare Alessandro Raviola e dal serg. magg. Francesco Mendola.

«A livello nazionale le Unità di strada sono nate nel 2006 – ha spiegato Raviola – ma ad Asti più di recente. Ci sono 22 senza issa dimora che si cerca di soccorrere in collaborazione con il Comune, la Casa di Riposo e la Mensa di suor Palmira: procuriamo quello che serve subito per stare all’aperto, oltre ad un po’ di cibo, biancheria, scarpe e calze di lana. Insieme alla CRI il servizio è svolto dagli Alpini: noi usciamo la sera del martedì e del venerdì, gli Alpini lunedì e giovedì». Il servizio ha messo in luce una realtà spesso negata: «i senzatetto possono essere zingari o extracomunitari – ha aggiunto il dott. Nuti – ma in prevalenza sono astigiani: per motivi diversi, non vogliono farsi vedere e non hanno contatti con il Servizio sanitario nazionale. Noi trattiamo tutti come persone che hanno bisogno: il contributo del Rotary ci consentirà di aiutarli per un anno».

Renato Romagnoli

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