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Nell’Astigiano venticinque afghani fuggiti da Kabul

La Caritas li ha alloggiati in diversi paesi: tutti sono scappati perché nel mirino dei talebani

L’arrivo ad Asti è stato piuttosto improvviso, da un giorno all’altro, ma che qualche profugo afghano potesse giungere nella nostra provincia per essere affidato alla Caritas era un fatto probabile su cui le istituzioni stavano già lavorando.

Così è stato. Nei giorni scorsi la Caritas di Asti ha accolto venticinque profughi, fuggiti da Kabul tramite gli ultimi voli aerei decollati prima del blocco imposto dai talebani.

Uomini, donne e bambini che sono stati alloggiati tra Villafranca, Isola Villa e la comunità di Cisterna.

Tra loro ci sono bimbi di quattro mesi con la famiglia, ma anche nuclei familiari “inventati” all’ultimo momento per consentire a più persone possibili di lasciare l’Afghanistan. Un gesto di estrema solidarietà tra individui che avrebbero condiviso un analogo destino dal momento che sarebbero tutti finiti nel mirino del nuovo regime controllato dagli estremisti.

«Sono persone disorientate, preoccupate e che hanno visto interrompersi tutti i progetti delle loro vite – spiega Beppe Amico, direttore della Caritas – Sono anche molto grate, rispettose e molto educate. Tra i rifugiati abbiamo accolto cittadini di varie classi sociali: dalla signora che si occupava delle pulizie nell’Ambasciata italiana, “colpevole” di aver lavorato per il nostro Paese, allo studente che stava per diventare odontoiatra».

I profughi hanno lasciato quasi tutto quello che avevano a Kabul o nelle zone limitrofe: un buon lavoro, parenti, la casa, anche una certa posizione economica, ma la gratitudine per essere stati tratti in salvo è lampante in ogni momento trascorso fin dal loro arrivo in Italia.

È importante sottolineare che i venticinque profughi giunti nell’Astigiano, poi accolti dalla Caritas, sono arrivati tramite il canale della Prefettura e non attraverso i corridoi umanitari che, presto, potrebbero aprirsi con i campi profughi in procinto di essere allestiti nei Paesi confinanti con l’Afghanistan.

Ancora una volta è attraverso i social network che molti cittadini si sono resti disponibili per aiutare i profughi afghani, non solo quelli dislocati ad Asti. Questo perché nessuno può mettere in dubbio che siano fuggiti a causa della guerra e delle persecuzioni che avrebbero rischiato di subire. Il fatto che queste persone abbiano collaborato, a vario titolo, con le istituzioni internazionali in Afghanistan li ha trasformati in un possibile bersaglio dei talebani e da parte loro è tanta la preoccupazione per chi non è riuscito a mettersi in salvo.

Tutti gli afghani inseriti nel progetto Caritas sono islamici: alcuni parlano l’italiano, altri solo l’inglese o un dialetto locale.

«Abbiamo già avviato i corsi di lingua italiana, – aggiunge il direttore Beppe Amico – mentre i bambini inizieranno la scuola come tutti i loro coetanei».

I profughi con età superiore ai dodici anni sono stati vaccinati contro il Covid-19 così da rendere il loro inserimento sociale ancora più facile.

Ed è proprio questo l’aiuto più importante che gli astigiani possono offrire nel tentativo di dare sostegno ai rifugiati.

«Non sappiamo per quanto resteranno qui, – conclude il direttore della Caritas – ma per tutti sarà fondamentale sentirsi parte di una comunità, parlare con i residenti, magari andare a prendere un gelato con loro e per i più piccoli giocare con gli altri bambini». Per noi scene di vita quotidiana, per questi afghani un segnale tangibile di essere arrivati davvero in un luogo sicuro dove poter sperare in un futuro più sereno.

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