È senza dubbio una “battaglia di civiltà”, preso atto che nel 2022 si debbano ancora fare battaglie per garantire servizi che dovrebbero essere scontati, ma è anche una reale necessità a fronte dei 675 morti di cancro registrati nell’Astigiano nel 2016. Non un anno a caso, ma quello su cui la Regione Piemonte ha calcolato le esigenze di posti letto hospice per la nostra provincia: 1 ogni 56 deceduti, quindi 12. Posti letto che la Regione ha definito nella delibera 21/3486 del 2 luglio 2021 che, pur con efficacia biennale, prevede di aumentare i posti hospice dagli attuali 6 (più un posto diurno di 12 ore) che si trovano nell’unica struttura hospice dell’Astigiano, a Nizza.
«Ma dell’incremento di questi posti letto hospice, che la Regione ha definito essere necessari, non se ne parla e siamo già ad aprile – osservano dal gruppo consiliare Uniti si può che sull’argomento ha deciso di promuovere una raccolta firme – La delibera della Regione risale a 8 mesi fa, ma perché non è ancora stata attuata? Cosa si sta aspettando? L’Asl si è attivata?». La petizione, che Uniti si può diffonderà in tutti gli eventi pubblici e informativi anche previsti in campagna elettorale, è molto semplice: la richiesta all’Asl e alla Regione è quella di prevedere nel progetto di riapertura dell’ex Maternità di Asti anche un’ala hospice con almeno 12 posti «che potrebbero servire sia per i pazienti di Asti sia per quelli del nord della provincia».
Perché non c’è dubbio che, al di là del dolore e del momento psicologicamente devastante che si crea quando un congiunto si avvicina al decesso a causa di una malattia non più curabile (l’hospice serve non solo per gli oncologici, non più trattabili con interventi chirurgici, la radioterapia o la chemioterapia, ma anche per altre patologie in fase terminale), non sempre nell’Astigiano si riesce a fruire dei pochi posti hospice di Nizza: non si tratta solo di “liste d’attesa”, perché di solito la permanenza in un hospice non va oltre le due settimane, ma di spostamenti logistici, di distanza dalla struttura e di altri impedimenti tali da rendere l’hospice “off limits”. Così molti malati oncologici muoiono a casa, ma più spesso in ospedale, in Lungodegenza, Geriatria, Neurologia e nelle Malattie Infettive.
«Ci risulta – spiega Massimo Scognamiglio di Uniti si può – che nel 2021 siano decedute al Cardinal Massaia circa 200 persone con causa di morte secondaria oncologica». Poi ci sono «i decessi al pronto soccorso per arresto cardiaco, 197 nel 2021 – ricordano i promotori dell’iniziativa – ma quanti di questi erano malati oncologici che avrebbero potuto usufruire dell’hospice se fosse stato realizzato?». La battaglia per fare con i fondi PNRR l’hospice nell’ex Maternità è sostenuta da tutto il gruppo di Uniti si può, dai consiglieri comunali Michele Anselmo e Mauro Bosia, ma anche dal candidato a sindaco Paolo Crivelli, medico ed esperto di malattie infettive.
«L’ex Maternità è perfetta per ospitare un hospice – sottolinea – perché c’è del verde, un parcheggio e ciò garantirebbe a molte persone di terminare la vita circondati dai loro cari, con le cure palliative necessaria per non sentire dolore. È davvero un servizio fondamentale per la cultura della nostra città». Hospice necessario, ma non solo quello. La Regione deve garantire che l’accesso alle cure palliative venga incrementato anche quando i pazienti restano a casa. Questo può avvenire tramite il medico di base insieme alle terapie che l’Asl può definire con la medicina domiciliare. «È necessario – conclude il dottor Gian Emilio Varni, oggi in pensione – che i medici di base siano sensibilizzati maggiormente su questo tema».
[foto Billi]