Per Luca e il fratello Sean, la madre fu a lungo semplicemente Audrey Dotti: «Fece la scelta, per noi un grande regalo, di mantenere Hollywood fuori dalla porta». Oggi, a molti anni di distanza, tiene viva la memoria di una delle più grandi icone di sempre con iniziative tra il ricordo e la solidarietà.
Parliamo di Luca Dotti, figlio secondogenito di Audrey Hepburn ospite a Nizza, al Foro Boario, per presentare tra l’altro il graphic novel dedicato alla diva, nello scenario complessivo di una storia di famiglia dalle inattese ramificazioni: c’è infatti un legame di parentela anche con l’imprenditore Francesco Cirio. Alla giornalista Lavinia Orefici, introdotta dalla madre e collega Antonella Delprino (di origini nicesi), il ruolo di intervistatrice.
Come accolse la famiglia Dotti l’annuncio del matrimonio nientemeno che con Audrey Hepburn?
All’inizio le sue visite erano tenute segrete. Quando alcuni componenti ne scoprirono la presenza, erano convinti di conoscerla già. Ma l’avevano incontrata solo sul grande schermo.
Quale il segreto di Audrey, che le permise il successo ma le fu anche causa di difficoltà?
Rappresentava un ideale femminile, anziché un ideale di donna dal punto di vista maschile.
Il manager culturale Paolo Verri dal canto suo ha allargato lo sguardo: «Il film “Vacanze romane”, insieme ai reportage di Ernest Hemingway, definirono l’Italia del dopoguerra come destinazione turistica per gli Usa e non solo». Sinergia ampia per l’evento, che ha visto collaborare Comune, Pro Loco, associazioni e partner privati come InAlpi e la cantina Il Botolo.