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Nizza: “Qui e ora” tatuato sulle braccia delle infermiere
Attualità

Nizza: “Qui e ora” tatuato sulle braccia delle infermiere

E’ il simbolo di devozione ad un lavoro di grande complessità

«Hic et nunc», ossia «qui ed ora». E’ una locuzione latina che rimanda alla caducità dell’esistenza e che invita chiunque ad assaporare appieno ogni singolo istante della propria vita. Non è un caso, quindi, che essa sia stata ripresa da un team di infermiere e OSS impegnate ad alleviare le sofferenze dei malati terminali dell’Hospice di Nizza Monferrato. Una filosofia di vita e di metodo racchiuse in questa antica scritta che alcune di loro hanno scelto di tatuarsi sul braccio e che tutte condividono nel proprio cuore. Perché qui, al secondo piano dell’ospedale Santo Spirito di piazza Garibaldi, il malato è al centro di tutto: delle cure palliative ovviamente ma anche delle attenzioni del personale sanitario, che lo accompagna con delicatezza e discrezione nel suo ultimo viaggio.

A guidare le 6 infermiere e le 3 OSS è Debora Bologna, la caposala. E’ lei che insieme alle colleghe infermiere Sara Scaglione, Michela Grigore e Cinzia Dalla Giustina ci accoglie in questo reparto dai colori pastello, dove 6 camere singole dai nomi rassicuranti che richiamano il paesaggio monferrino accolgono i pazienti. Niente numeri sulle porte, la fredda burocrazia ospedaliera è un grigio ricordo. «Se lo desiderano chiamiamo i pazienti con il loro nome e cerchiamo di fare in modo che possano essere a loro agio – spiega Debora Bologna – L’assistenza è personalizzata. Non esistono schemi fissi di comportamento perché ogni caso è unico e occorrono flessibilità, sensibilità ed equilibrio. Rispettiamo il loro desiderio di solitudine così come siamo a loro disposizione nel caso cerchino conforto o consiglio. Ovviamente, la domanda che ricorre con angoscia è: “quando toccherà a me?”.

Noi facciamo valere lo spirito del “Qui ed ora”. Li invitiamo a concentrarsi sull’attimo presente, sulla visita del parente nel pomeriggio o sull’istante che stanno vivendo. Cerchiamo di accompagnare il malato alla fine senza sofferenza». L’Hospice accoglie pazienti oncologici con una prospettiva di vita non superiore ai 90 giorni, anche se ci sono state eccezioni. I malati sono già inseriti in un percorso di cure palliative. Non ci sono limiti di età e da quando è stato aperto, nell’aprile 2017, nella struttura di Nizza, unico punto di riferimento per tutto l’Astigiano. In punta di piedi entriamo dunque in uno dei reparti più temuti e volentieri ignorato dal privilegiato mondo dei sani per scoprire un ambiente famigliare, informale, dove i pazienti sono “visti” e chiamati per nome e dove il personale è una squadra solida e affiatata.

«Lavorare con la morte spaventa, non ci si abitua mai. Eppure finalmente ho trovato il senso della professione:donare conforto e sollievo a coloro che soffrono» racconta Sara Scaglione, sul cui avambraccio, sotto la manica della maglia, spunta il piccolo tatuaggio “Qui ed Ora”. Per queste infermiere, il lavoro all’Hospice è quasi una missione. «Proveniamo tutte dall’ex reparto di Medicina. Abbiamo sempre visto pazienti morire ma qui è tutto diverso. L’impostazione è diversa. Curiamo i sintomi e non più la malattia il cui funesto decorso è purtroppo inevitabile» spiega Michela Grigore. Un caso, quello di queste infermiere astigiane che dimostra come, per certe professioni, la sola predisposizione non basti ma serva qualcosa di più come una sensibilità particolare, un’empatia ma anche una delicatezza dei modi e una forza di spirito. «Cerchiamo di entrare in sintonia con il paziente e i suoi famigliari senza farci travolgere dai sentimenti» conclude Cinzia Dalla Giustina. Che il lavoro del personale, qui all’Hospice di Nizza, sia eccellente è dimostrato dalle dediche lasciate sul “Diario”.

Frasi e racconti di ospiti precedenti e dei loro congiunti, che mostrano come la paura abbia lasciato il posto al sollievo.

Lucia Pignari

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