«In mancanza di alternativa, ho anticipato la partenza di un’ora, sicuramente non posso arrivare alle 10 in ufficio – racconta – Per fortuna mio marito porta a scuola nostro figlio, o non avremmo saputo come fare».
Marianna, dal canto suo, con l’assenza del treno delle 8 si ritrova a volte a dover scegliere l’automobile, con tutto quello che ne consegue, oppure a propria volta anticipa la partenza: «Il treno delle 7 è l’unica possibilità per poter prendere poi da Asti la coincidenza per Torino, arrivando in orario lavorativo».
Sono queste due storie simbolo, fornite dalle dirette interessate, riguardo ai disagi sempre più grandi per chi preferisce – o vorrebbe farlo – il treno all’automobile personale; soluzione inevitabilmente più “costosa”, per carburante, impatto ambientale e traffico. «L’anomalia per quanto ci riguarda è che il contratto tra Regione e Trenitalia prevedeva 14 coppie di treni giornalieri tra Acqui e Asti – racconta Giacomo Massimelli, referente del Comitato Strade Ferrate – Dopo la sospensione al picco pandemico, oggi viaggiano sole 8 coppie di treni. Si fa particolarmente sentire la mancanza del treno delle 8 da Nizza, utile per studenti e viaggiatori».
Entrambe le pendolari lamentano il conseguente affollamento del treno delle 7. «Già chi sale ad Agliano, di solito è costretto a rimandere in piedi» dice Antonella. Il trasporto pubblico è poi assente il sabato e domenica. Rimarca Marianna: «I treni non servono solo a lavoratori e studenti. Persone anziane possono dover andare all’ospedale di Asti in orari diversi, e ora questo servizio manca». Strade Ferrate e Comis annunciano un’imminente Pec, destinata all’assessorato regionale ai trasporti, per chiedere di ripristinare le corse mancanti.