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Cavagnino e chef Igor Sokolov
Attualità
Russia

“Non è la Russia che conosco”. L’intervento dell’architetto Gianmarco Cavagnino

Il professionista da molti anni lavora nel Paese dell’Est. Sua la progettazione degli Hotel Domina Prestige che, anche quest’anno, sono stati giudicati i più begli hotel di lusso.

Gianmarco Cavagnino è architetto, guida lo studio Civico 33, ex officina per auto diventata officina-incubatore di energie creative a tutto tondo. Con un occhio attento a ciò che accade al di fuori della realtà territoriale. Così, tra il 2006 e il 2019 in modo anche rocambolesco, matura l’esperienza russa di Cavagnino&C. Parte da San Pietroburgo dove progetta l’Hotel Domina Prestige, vincitore nel 2018 del premio come miglior struttura di lusso in Russia per il gruppo Luxury Travel Guide. Premio riconquistato quest’anno come miglior struttura ricettiva di lusso della città. Poi è la volta dell’aeroporto di Kasnodar, capitale della regione di Sochi e, ancora, interventi a Cheljabisnk e Volgograd. C’è un po’ tutta la Russia nel suo palmares.

“Mi sono sempre trovato bene con i russi, è stato facile farmi capire e far comprendere la mia filosofia di lavoro. Dimostravano quasi un’ammirazione per la cultura secolare italiana che si trasmetteva, così come anche quella russa”.

Che cosa l’ha colpito di più? “L’identità. In Russia è molto forte, intrinseca. Come la burocrazia, che è una presenza continua alla quale devi obbedire alla lettera”.

L’esperienza di Gianmarco Cavagnino tratteggia due figure di Paese. Racconta: “Una parte di Russia pare rimasta ancorata a vecchie abitudini, fuori dal mondo, legata alla madre patria in modo indissolubile. Parlo delle aree della Siberia più profonda e dei grandi agglomerati urbani senza una vera identità”. Ma c’è il rovescio della medaglia. “Ti sposti e trovi una Russia fatta di persone e giovani che vogliono aprirsi al mondo, togliere cardini arrugginiti, rompere gli schemi. Insomma, un paese europeo e occidentale. Oggi queste persone, abituate a lottare, possono cedere alla rassegnazione. Tutto ciò è da evitare. Dobbiamo aiutare questa parte di Russia di matrice culturale, creare ponti con loro. Condanno la guerra messa in atto, la “mia” Russia non è questa”.

Nella foto: Gianmarco Cavagnino e lo chef russo Igor Sokolov.

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