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Non piove in Valle Bormida: colpa dei cannoni?
Attualità

Non piove in Valle Bormida: colpa dei cannoni?

I sindaci della Langa Astigiana, infatti, tornano a puntare il dito contro i cannoni antigrandine di Langhe, Barbaresco e Roero più agguerriti che mai

E’ emergenza idrica in Valle Bormida dove non si vede un acquazzone dalle piogge di aprile. Con i torrenti quasi in secca e gli allevamenti bovini e caprini in sofferenza per la razionalizzazione dell’acqua molto probabilmente questo venerdì la Provincia di Asti chiederà alla Regione Piemonte, insieme ai colleghi di Alessandria, di avanzare al Ministero dell’Interno la richiesta per il riconoscimento dello stato di emergenza. I malumori però, non si limitano alle previsioni meteorologiche avverse, che ancora non preannunciano piogge nell’immediato futuro, ma si riversano anche nei confronti dei vicini di casa cuneesi. I sindaci della Langa Astigiana, infatti, tornano a puntare il dito contro i cannoni antigrandine di Langhe, Barbaresco e Roero più agguerriti che mai.

«E’ colpa loro – dicono – se dal 2015 assistiamo a precipitazioni sempre più scarse perché a causa dell’onda d’urto prodotta dalle detonazioni le nubi temporalesche in arrivo da sud-ovest si dissolvono prima di portare il loro carico d’acqua sulle nostre terre». I più combattivi su questo fronte sono i sindaci Fabio Vergellato di Roccaverano e Marco Listello di San Giorgio Scarampi, tra i comuni maggiormente colpiti quest’anno dalla siccità. «C’è chi mette in dubbio l’efficacia dell’utilizzo di questi cannoni perché non ci sarebbero riscontri scientifici a sostegno. Possiamo dire che quando questi cannoni sparano è visibile ad occhio nudo il diradarsi nelle nubi in arrivo. Oltretutto, i cannoni vengono attivati arbitrariamente, così che spesso sembra di essere sotto i bombardamenti. E’ una pratica che va regolamentata perché finora nessuna normativa si è mai posta il problema. Se poi studi scientifici dovessero comprovare la loro inefficacia sarebbe opportuno spegnerli definitivamente, anche in considerazione dell’inquinamento acustico da loro prodotto» dichiara Marco Listello da San Giorgio Scarampi.

«La situazione è critica. Da agosto i nostri comuni sono soggetti al razionamento del servizio idrico – spiega il primo cittadino di Roccaverano, Fabio Vergellato – L’acqua non viene erogata nelle case, negli agriturismi e nelle stalle dalle 19 fino alle 7 del mattino. Tamponiamo con le cisterne private e con l’acqua in arrivo da Cortemilia ma i disagi sono molti. Le cause della siccità saranno anche varie ma le batterie di cannoni antigrandine sono tra le cause dirette ed è ora che la politica intervenga». Nel corso dell’ultimo tavolo sull’emergenza idrica predisposto ad Acqui Terme, i sindaci della Langa hanno presentato le loro segnalazioni anche a Giorgio Ferrero Assessore regionale all’Agricoltura e all’On. Massimo Fiorio, deputato PD in Commissione Agricoltura, il quale cautamente spiega: «Ho ascoltato le rimostranze dei sindaci. La mia intenzione è quella di approfondire l’argomento e di verificare se esiste la possibilità di regolamentarne l’utilizzo, oltre che di accertarmi se con le detonazioni viene prodotto inquinamento acustico». Ma dove si trovano i cannoni “incriminati” e come funzionano? A dare le maggiori preoccupazioni ai sindaci astigiani sono i cannoni antigrandine di Castino (dove se ne contano 3) e Neive (dove se ne contano 2) ma la polemica non risparmia neppure quelle di Barbaresco, dove sono attivi una decina di cannoni.

Qui, i giganteschi coni metallici si utilizzano dal 1999 e l’Associazione “Difesa Territoriale del Barbaresco” riunisce 150 aziende vitivinicole che fanno ricorso a questo strumento. La comunità scientifica non si è ancora sbilanciata sull’efficacia di un loro utilizzo e per molti, come il noto meteorologo Luca Mercalli, si tratterebbe di meri riti propiziatori. «Non siamo degli sprovveduti, se investiamo in un dispositivo così costoso (circa 30 mila euro) significa che abbiamo avuto riscontri positivi – commenta il Presidente Matteo Rocca – Basta dire che negli ultimi vent’anni non abbiamo più avuto una grandinata». Quanto all’ipotesi che questi cannoni possano essere la causa della perdurante siccità Matteo Rocca risponde perentorio: «E’ un’accusa ridicola. Con la detonazione si sprigiona un’onda d’urto che impedisce al nucleo di condensazione, e quindi alla grandine, di formarsi ma non impediscono certo le piogge di cui anche noi necessitiamo. Se poi non ci sono prove scientifiche che confermino l’efficacia dei cannoni, neppure esistono dati che dimostrano una possibile correlazione con la siccità. La verità è che siamo nel bel mezzo di un cambiamento climatico. L’intera Penisola soffre per la carenza di piogge e questo, di certo, non è per colpa di qualche cannone antigrandine».

A confermare l’annata particolarmente difficile della nostra Regione, per quanto riguarda le precipitazioni atmosferiche, ci pensano i dati dell’ARPA. Nell’ultimo bollettino si evince come nel mese di agosto si siano registrati circa 70 mm medi di pioggia sull’intero bacino idrografico del Po alla confluenza con il Ticino. In totale, il deficit pluviometrico su tutto il bacino è stato di circa il 10%. L’ARPA ha sottolineato come i bacini appenninici (Alto Tanaro, Bormida, Orba e Scrivia- Curone) siano in siccità estrema mentre i bacini del cuneese e delle pianure astigiana e alessandrina siano in siccità da moderata a severa. Dall’analisi dell’agenzia emerge purtroppo che anche nel caso di un mese di settembre con precipitazioni nella norma, il deficit di pioggia trimestrale stenterebbe a rientrare in condizioni di normalità nei bacini attualmente definiti in siccità estrema.

Lucia Pignari

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