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L’intervento dell’esperto

Nord Astigiano, torna l’allarme per il gregge in giro per Muscandia: «E’ come bruciare la propria casa ogni primavera»

Dura e disperata presa di posizione del presidente di Terre, Boschi, Gente e Memorie che spiega perchè il pascolo vagante in questa stagione è devastante per boschi e ambienti naturalistici di pregio

Nei giorni scorsi, in alcuni Comuni del Nord Astigiano, fra Castelnuovo e Capriglio, è tornato a transitare un grande gregge di pecore che ha riportato a galla, come purtroppo ormai ogni anno, le polemiche sugli effetti provocati dal passaggio di un così grande numero di animali che hanno brucato qualunque cosa trovata sul loro cammino.

Franco Correggia, biologo e fondatore di Terre, Boschi, Gente e Memorie, anima di progetti per la bioconservazione dei boschi e degli ambienti incontaminati proprio della zona a nord ovest della provincia astigiana, ha inviato una riflessione su questo ennesimo passaggio che spiegare quali gravissimi danni provoca in questo periodo dell’anno.

«Tanti sanno quali sforzi vengono fatti nella campagna di conservazione degli ecosistemi forestali di pregio delle regioni alto-astigiane di Santonco – Lago Freddo – Valpinzolo – Muscandia – Vota Granda (più di 50 ettari di formazioni boschive di elevata qualità ecologica, con forte impronta di naturalità e alti contenuti di biodiversità, oggi soggette a protezione assoluta). Un sistema di biotopi forestali di grande valore, che abbiamo realizzato esclusivamente con risorse personali (senza contributi pubblici) e di cui ci occupiamo tutto l’anno con dedizione e passione assolute, in modo del tutto gratuito, per conservarne in modo integrale la varietà vivente. Il mosaico di microaree protette che abbiamo realizzato in oltre vent’anni è oggi universalmente riconosciuto come una delle più importanti operazioni di conservazione ambientale avviate nel contesto delle colline astigiano-monferrine.
Ebbene, dal 2017, questa rete di siti con significato di prezioso serbatoio di biodiversità viene attaccata e spesso sfigurata da una pratica illegale e distruttiva: il pascolo vagante abusivo delle greggi di pecore nel periodo primaverile-estivo.

Anche quest’anno, come i precedenti, a inizio maggio (quindi non in inverno, quando il danno sarebbe contenuto, ma in primavera, nel momento delicatissimo della ripresa vegetativa, delle fioriture e delle nidificazioni) migliaia di pecore sono state riversate (senza l’autorizzazione dei Comuni interessati e di larga parte dei proprietari dei fondi) nei boschi del nord-astigiano. Questa pratica illegale e priva di ogni rispetto ha effetti devastanti.

Il protratto pascolamento con elevato carico animale e l’incessante calpestio di greggi formate da migliaia di capi produce sui boschi in generale e nelle nostre aree protette in particolare effetti dirompenti di impoverimento floristico, di banalizzazione della biodiversità, di degrado del paesaggio e di autentica desertificazione del territorio.

Io e gli amici che con me hanno promosso la nostra campagna di conservazione forestale siamo costretti a monitorare continuamente (con uno sforzo sovrumano sul piano personale) le aree boschive tutelate, correndo senza sosta per cercare di tamponare questa violenza gratuita e salvare gli ambienti protetti, ma è una battaglia estenuante impossibile da vincere.

Nonostante la collaborazione attiva dei Carabinieri Forestali, di molti Sindaci locali e di svariati altri soggetti istituzionali, il problema non viene minimamente risolto, le greggi pascolano liberamente e lo scempio continua. Anche adesso migliaia di pecore sono ai confini delle nostre aree protette e potrebbero sconfinare al loro interno in ogni momento, facendo strage dei loro contenuti di naturalità e complessità vivente.
È esattamente come se ogni anno, in maggio, a ciascuno di noi venisse bruciata la casa, poi per tutto l’anno si procedesse a ricostruirla e a restaurarla e quindi, il maggio successivo, quando è tornata al massimo della sua bellezza, venisse di nuovo incendiata e rasa al suolo.
Tutti noi siamo amareggiati, stanchissimi, angosciati e frustrati. La distruzione, nell’indifferenza generale, della bellezza vivente di quegli antichi ambienti forestali sopravvissuti e con essa di tutto il nostro immane lavoro ci sta facendo letteralmente a pezzi.

Vorremmo uscire da questo incubo ricorrente dagli aspetti assurdi e paradossali, così da poter consegnare il frutto del nostro lavoro di protezione della natura a chi verrà dopo di noi, senza che venga prima annientato da comportamenti incivili, arroganti e illegittimi. Ma per questo serve la collaborazione di tutti»

Franco Correggia

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