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Nuova Arazzeria Scassa, praticasospesa per analizzare gli emendamenti
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Nuova Arazzeria Scassa, pratica
sospesa per analizzare gli emendamenti

Non sono bastate quattro ore e mezza di Consiglio, anche dai toni molto accesi, per dare il via libera alla nuova Arazzeria Scassa nei locali dell’ex biblioteca, in via Goltieri, a ridosso di Palazzo Alfieri. Una pratica tecnicamente complicata, volta a preservare e mantenere in città la collezione degli arazzi di Ugo Scassa e della moglie. Un patrimonio culturale unico nel suo genere che nessun consigliere ha messo in discussione…

Non sono bastate quattro ore e mezza di Consiglio, anche dai toni molto accesi, per dare il via libera alla nuova Arazzeria Scassa nei locali dell’ex biblioteca, in via Goltieri, a ridosso di Palazzo Alfieri. Una pratica tecnicamente complicata, volta a preservare e mantenere in città la collezione degli arazzi di Ugo Scassa e della moglie. Un patrimonio culturale unico nel suo genere che nessun consigliere ha messo in discussione, ma sul quale sono emersi parecchi dubbi sulla forma giuridica a base dell’accordo, una donazione modale, oltre che sugli oneri a carico del Comune. Che la pratica abbia provocato qualche malessere anche nella maggioranza di centrosinistra non è mistero: i consiglieri Riccardo Fassone (PD) e Clemente Elis Aceto (Indipendente, appena uscito dal PD) hanno ravvisato nella donazione modale alcune criticità: Fassone, in particolare, ha denunciato la mancanza di un conto economico sui costi di gestione del nuovo Museo degli Arazzi, tutta a carico del Comune. «Avremo un museo importante – ha commentato – e mi chiedo come Asti possa sobbarcarsi la gestione di una struttura di questo tipo quando abbiamo già altri musei che stentano a stare aperti con mancanza di personale».

Bocciata la pregiudiziale
La discussione è iniziata con la presentazione di una pregiudiziale da parte dei consiglieri di minoranza Anna Bosia, Maurizio Lattanzio, Mariangela Cotto, Massimo Scognamiglio e Davide Giargia. «Questa donazione modale – ha spiegato Bosia (Uniti per Asti) – prevede oneri a carico del Comune, per almeno 25 anni, che però non possono superare il valore stesso dei beni donati (circa 1.900.000 euro). Noi non abbiamo idea di quanto ci costerà tutta questa operazione (museo e relativa gestione, assicurazioni, promozione, spese del laboratorio, l’alloggio per la famiglia Scassa, etc.) e questo perché non è stato predisposto un piano economico finanziario. State pur certi che la Corte dei Conti leggerà con attenzione questa pratica». Anche il consigliere Lattanzio (Lista Civica) ha sollevato dubbi sull’impostazione della pratica («dove sono i dati contabili?») così come la consigliera Cotto (Noi per Asti) la quale ha ricordato l’ammontare dei finanziamenti pubblici, circa 800.000 euro, che l’arazzeria ha già incamerato negli anni passati. «Se Scassa vuole donare qualcosa al Comune faccia come Guglielminetti che non ha chiesto nulla per sé o per i suoi eredi – ha rimarcato Cotto – Non metta queste condizioni capestro». La pregiudiziale è stata però bocciata dalla maggioranza dopo le garanzie, da parte del sindaco Brignolo, che non esistono fondamenti per la questione pregiudiziale. Nonostante questo il consigliere Bosia ha chiesto ai revisori dei conti di allegare un parere sulla pratica Scassa già per il prossimo Consiglio comunale.

Il contenuto della donazione
La minoranza ha poi focalizzato l’attenzione sul contenuto della donazione modale, annunciando una pioggia di emendamenti che, almeno in parte, l’amministrazione potrebbe accogliere in vista della prosecuzione del Consiglio, domani, mercoledì, alle 18.30. A non piacere, la durata del comodato d’uso dell’alloggio per la famiglia Scassa, 25 anni, nei due piani dell’edificio che si affaccia su via Goltieri (dove una volta c’era l’accesso alla biblioteca e l’ufficio della direttrice). Chiarito il fatto che le utenze di acqua, luce e gas dell’alloggio sarà Scassa a pagarle, per molti consiglieri la durata della concessione è eccessivamente lunga. Scassa ha oggi 87 anni, la moglie è un po’ più giovane, non hanno figli ma, dal momento che il diritto ad abitare nell’alloggio – salvo emendamenti – sarebbe riconosciuto alla famiglia, c’è chi ha chiesto di puntualizzare quali membri avrebbero titolo ad occupare gli spazi abitativi che, in futuro, torneranno nella piena disponibilità del Comune. Scassa ha comunque previsto, nella donazione, un arazzo in più in favore dell’Ente in cambio della casa, facendo così salire a 18 (su 42 arazzi) il numero delle opere di cui entrerà in possesso la città.

Valore artistico e culturale unico
«E’ importante – ha dichiarato Brignolo – che tutti gli interventi svolti in Consiglio, compresi quelli della minoranza, abbiano riconosciuto il valore artistico e culturale della collezione donata al Comune e che quindi condividano l’opportunità di mantenere ad Asti le opere e costruire il museo». Per quanto riguarda la questione dell’alloggio dato a Scassa, il sindaco ha aggiunto: «La preoccupazione che questa collocazione possa determinare oneri eccessivi per il Comune può essere fugata chiarendo meglio a tutti i contenuti degli impegni che assume l’amministrazione: per questo sono ottimista sul fatto che si possa arrivare a una condivisione più ampia della pratica».

Riccardo Santagati

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