Nei giorni scorsi il NurSind, il sindacato delle professioni infermieristiche, aveva denunciato il collasso degli ospedali piemontesi a causa dell’iperafflusso di pazienti covid positivi. A distanza di pochi giorni la situazione è sempre più drammatica.
Il famoso 30% delle terapia intensive è ormai stato superato e il numero totale dei ricoveri porta il Piemonte al terzo posto in Italia, solo dietro a Lombardia ed Emilia Romagna. I covid hospital non sono sufficienti, il territorio e l’assistenza domiciliare si sono mostrate nuovamente inefficaci, le rianimazioni periferiche sono state prima saturate con pazienti covid provenienti da Torino, salvo poi riconvertire parte degli stessi hub (che ricordiamo sono centri di riferimento multi specialistico, in polmoni covid).
La situazione nell’astigiano
Nel presidio ospedaliero astigiano attualmente il “covid” alta intensità occupa 10 posti letto di terapia intensiva e 8 di semi-intensiva. Rispetto alla prima ondata (marzo-aprile) paradossalmente la situazione è ancora peggiore per i colleghi impegnati in queste realtà. In quei mesi l’attività chirurgica nelle sale operatorie e day-hospital era stata sospesa e il personale inviato a prestare opera in rianimazione in supporto ai colleghi. Attualmente, invece, l’attività chirurgica prosegue seppur in maniera minore.
Proprio per questo il personale non può, come un anno fa, correre in parziale aiuto (ricordiamo comunque che ci sono sempre i pazienti oncologici e gli interventi chirurgici che in qualsiasi momento e situazione non si possono rimandare oltre) dei colleghi dell’area intensiva covid. Per questi motivi NurSind ha chiesto l’assunzione di personale, perché se è opportuno non paralizzare l’attività chirurgica, è pur vero che non si può pretendere di far fronte a questa emergenza con un numero inadeguato di operatori.