«Gli artisti sono lo specchio della società ed è giusto che certi linguaggi diretti ci turbino. Oggi un rapper ha il compito di catturare e fotografare la realtà di tutti noi. Raccontare le vostre storie, i vostri vissuti, la vostra quotidianità diventa, quindi, l’ingrediente principale della narrazione. Oggi il potere della parola è importante per ricordarci che abbiamo tutti un gran bisogno di esprimerci». Così il rapper e musicista torinese Marco Zuliani, in arte Zuli, ha spronato gli oltre 630 studenti delle scuole medie e superiori presenti al Teatro Alfieri di Asti per la seconda edizione di “Invito al rap” nella giornata internazionale dedicata a questo genere musicale.
“Il rap tra musica e poesia”, questo il tema scelto dall’assessorato alla Cultura guidato da Paride Candelaresi insieme agli uffici dell’Istruzione, ha voluto focalizzare l’attenzione dei ragazzi sulle analogie tra i grandi poeti del passato e i rapper moderni. Figure che, sovente, sfruttavano e sfruttano ancora oggi tecniche di linguaggio ben codificate, sebbene chiamate in maniera diversa, per colpire nel segno con i loro testi.
A spiegare agli studenti cosa accomuna i poeti Orazio, Catullo, Dante, Leopardi, per citarne alcuni, ad Eminem, i N.E.R.D., Fabri Fibra, Ernia e altri musicisti dei nostri giorni sono stati il professore Carlo Bavastro, che insegna latino, greco e italiano al Liceo Classico Alfieri, la studentessa Serena Bertolo, che frequenta la 4°A al Classico, Luca Tomatis, rapper ed educatore sociale del Comune di Asti, il rapper Marco “Zuli” Zuliani, l’astigiano Rebirth, rapper e musicista vincitore della prima edizione di AstiRAP (promossa da La Nuova Provincia nel cartellone di AstiMusica) e lo stesso assessore Candelaresi nel ruolo di moderatore.
«Non ci si inventa nulla perché molti aspetti della musica rap, come ad esempio il “dissing” (prendere in giro qualcuno ndr) esistevano già ai tempi dell’antica Grecia e lo faceva pure Dante – ha ricordato Candelaresi – Oggi siamo qui proprio per capire queste interconnessioni, per comprendere come il rap possa avere una sua dignità artistica e come riesca a coinvolgere chi lo ascolta con il suo ritmo e le sue “barre”».
«Rap nato per descrivere un disagio giovanile vissuto in alcuni quartieri periferici della New York dei primi anni ’80 – ha aggiunto l’assessore all’Istruzione Loretta Bologna portando i saluti agli studenti – Ma si tratta di poesie ritmate dalla musica e oggi è il genere più popolare tra i ragazzi».
Studenti che sono entrati subito nel clima dell’evento con Luca Tomatis che li ha letteralmente trasformati in strumenti musicali chiedendo loro di improvvisare “Kick” e “Boom Bap” e altri suoni base utili a scrivere, di fatto, una canzone rap. Ma è durante l’intervento del professor Bavastro che gli studenti hanno ascoltato quanto i lirici greci o gli antichi poeti, per non parlare di quelli a noi più vicini, abbiano trattato temi molto cari ai rapper. L’autoincensarsi come fa Eminem nel brano “My name is” (classico esempio di ego-trip) lo fa già il poeta Orazio quando si rende conto che la sua poesia è un monumento perenne che il tempo non distruggerà. Oppure in un contesto sentimentale, non sempre ricambiato, cantato da Mecna nel brano “Dove sei tu”, ma anche nelle poesie di Catullo.
Da qui si capisce che anche i temi della consapevolezza sociale, dell’infelicità (Giacomo Leopardi docet), dello storytelling, del party o del dissing (famoso quello tra Dante Alighieri e l’amico e Forese Donati) non sono altro che esempi di tecniche oggi ampiamente usate nel rap e nella musica trap.
Genere che, è utile sottolineare, vive anche di freestyle, rime improvvisate, come ha dato dimostrazione l’artista Zuli chiedendo agli studenti una serie di parole a caso, poi inserite su una base in un testo improvvisato. Zuli ha letteralmente trascinato gli studenti in un intervento tra vissuto personale e grande capacità di comunicare le emozioni che la musica sa dare, in primis a chi la crea. Subito dopo a trasformare il Teatro Alfieri in una vera e propria discoteca è stato Rebirth che, prima di cantare tra gli applausi dei più giovani, ha ringraziato l’amministrazione comunale per aver creato un format culturale dedicato al rap.
«Credo sia stato fighissimo aver organizzato AstiRAP e aver dato a molti giovani la possibilità di mettersi in gioco su un palco importante come quello di AstiMusica. Sono certo – ha concluso l’artista che ha aggiunto di ascoltare molta musica jazz e classica – che le prossime edizioni richiameranno sempre più persone».
Poi, sul ritmo del rap, l’entusiasmo dei ragazzi si è nuovamente scatenato in un gran finale accompagnato dalla musica di Rebirth sigillando una mattinata che ha saputo colpire nel segno tutti, anche i docenti in sala.
[Foto Billi e J.R.]