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Asti, piazza San Secondo
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“Open to meraviglia”, quanti strafalcioni sulle bellezze di Asti

Dalla Collegiata di San Secondo, scambiata per il Duomo e “dedicata” a Santa Maria Assunta, al giudice del Palio senza dimenticare la questione Monferrato

Anche Asti non è stata risparmiata dallo tsunami di “Italia. Open to meraviglia”, la campagna promozionale sul sito www.italia.it (collegato al Ministero del Turismo) dove si raccontano e promuovono le bellezze del nostro Paese. Un sito, quello voluto dal Ministero, ricco di contenuti, molti dei quali andrebbero rivisti perché sono senza dubbio un prodotto di errori, mancate verifiche, anche gravi, che non solo raccontano di “bellezze inesistenti”, ma addirittura sminuiscono l’importanza effettiva delle stesse. La pagina dedicata ad Asti ne è un esempio. Il ricercatore di storia e sigillografia medievale Luca Campini ci spiega dove il sito prende un abbaglio dietro l’altro.

«Iniziamo con il fatto che la provincia di Asti viene definita “cuore pulsante del Monferrato” quando, in realtà, il Monferrato è solo una delle anime essendoci anche parte delle Langhe, del Roero e dell’Astesana. Il Monferrato Astigiano è un’invenzione del 1935 quando vennero definiti i confini dell’attuale provincia. Certo, se poi si prendono le informazioni da Google o da Wikipedia si rischia di sbagliare».

Ma andiamo oltre. La Torre Troyana «è del XIII secolo, non XII come scritto sul sito», ma le sciocchezze più gravi arrivano subito dopo. «Sulla pagina leggiamo che “la Collegiata di San Secondo, la più grande chiesa gotica del Piemonte, è dedicata a Santa Maria Assunta e San Gottardo”: peccato che non sia San Secondo, ma è la Cattedrale la quale non viene neanche citata. È questa la più grande chiesa del Piemonte nonché un monumento gotico tra i più importanti del nord Italia. Ma poi come può essere “di San Secondo”, ma dedicata a Santa Maria Assunta? Qui penso che non abbiano neanche riletto». E ancora: «Palazzo Mazzetti non è il museo civico, ma la Pinacoteca Civica» e non mancano gli errori sulla provincia, come nel caso del cardo gobbo definito “l’ingrediente chiave della bagna cauda” anche se in realtà è un ortaggio che si intinge nella salsa. Non mancano, poi, gli strafalcioni nella pagina dedicata al Palio di Asti curata decisamente con molto meno trasporto rispetto a quella del Palio di Siena. Ma tant’è.

«A parte che il Palio è tornato nel 1967 – continua Campini – mentre leggendo il sito sembra che torni il 3 settembre di quest’anno, però c’è anche scritto che a precedere la gara “c’è il Palio degli Sbandieratori” che in realtà è a maggio per le feste di San Secondo. Si cita il Festival delle Sagre come se fosse collegato al Palio. Si definisce “giudice” colui che “dà il via al Palio” quando è il sindaco che dà licenza di correre il Palio e al massimo tocca al mossiere far iniziare la corsa. Infine, non ci sono le trombe, come scritto, ma le chiarine». Tanti errori, più o meno lampanti, che sarebbe utile segnalare ai gestori del sito affinché vengano corretti il prima possibile.

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