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Ospedale di Asti, "campane a morto"per 12 reparti: cresce la preoccupazione
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Ospedale di Asti, "campane a morto"
per 12 reparti: cresce la preoccupazione

Martedì l’assessore Saitta ha presentato il piano di rientro sanitario al Consiglio Regionale. Ora tutti sanno e possono valutare le strategie da seguire per salvaguardare quanto ancora è

Martedì l’assessore Saitta ha presentato il piano di rientro sanitario al Consiglio Regionale. Ora tutti sanno e possono valutare le strategie da seguire per salvaguardare quanto ancora è possibile dei propri ospedali. Per il Cardinal Massaia sembrano suonare le “campane a morto” non tanto perché defunga, è una struttura moderna a differenza di molte altre anche del capoluogo, ma perché 12 strutture complesse di una certa importanza verrebbero soppresse. Cinque di questi reparti verrebbero aggiunti ad Alessandria che al momento non ne dispone (malattie infettive, dermatologia, gastroenterologia, endocrinologia, diabetologia e dietologia). Altri cinque verrebbero assorbiti sempre da Alessandria (radioterapia, servizio trasfusionale, geriatria, pneumologia, chirurgia vascolare). Un altro reparto, quello di chirurgia maxillo facciale scomparirebbe senza esistere in tutta l’area, mentre medicina verrebbe accorpata con la seconda presente ad Asti.

Una vera ecatombe che lascia un po’ tutti con l’amaro in bocca, a partire dagli stessi medici che questa volta sembrano effettivamente preoccupati. L’onorevole Fiorio, parlamentare del Pd, ha parlato di svuotamento dell’ospedale, mentre Brignolo se l’è presa con i tecnici Monferrino e Balduzzi a cui ha attribuito le responsabilità di questa riforma. «Troppo spesso vengono affidati a tecnici compiti politici – ha detto il sindaco di Asti – nella vana speranza di trovare persone super partes che possano far meglio degli amministratori eletti dal popolo. Forse sarebbe meglio riflettere prima di consegnare il nostro futuro nelle mani di manager, burocrati, magistrati, pensando che i nostri interessi siano in mani migliori».
Angela Motta, invece, si chiede se le «strutture presenti in un ospedale ampio e a norma possano essere assorbite in un presidio congestionato e con grandi problemi strutturali come quello di Alessandria, senza ingenti investimenti. Mi chiedo se abbia senso inficiare gli investimenti fatti all’ospedale di Asti, ad esempio a malattie infettive, attualmente referente sul territorio in caso di ebola, per intraprenderne di nuovi in una struttura oggi non a norma per gli stessi servizi».

Altra preoccupazione del consigliere regionale del Pd sta nei tempi di attesa. «Alessandria è già così ampiamente fuori stantard – ha detto Angela Motta – Ora se ai pazienti alessandrini dobbiamo aggiungere anche quelli astigiani, non so dove andremo a finire». Ora, poiché Chiamparino si è detto propenso ad apportare modifiche al piano purché a costi invariati, Angela Motta ha invitato l’assessore regionale alla Sanità, il direttore Moirano, il direttore dell’Asl di Asti e dell’Aso di Alessandria ad un incontro per illustrare una controproposta a costo zero, capace di non penalizzare Asti e di non mettere in difficoltà Alessandria. «Chiediamo un cambio di mentalità agli uffici regionali competenti – ha concluso Angela Motta – che al momento paiono non considerare minimamente la realtà astigiana».

Flavio Duretto

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