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Palio 1974
Attualità, Sport

Palio 1974: quando Canelli mise tutti d’accordo

Mauro Finotto, detto Jora, fantino biancazzurro, sbucò dal nulla, da uno spazio esiguo ed impossibile, e castigò tutti

Domanda a bruciapelo

Se ad un appassionato del nostro Palio viene domandato a bruciapelo: qual è il Comitato che da più anni non vince? Quasi scontato sentirsi rispondere: la Cattedrale!
In realtà non è così poiché la Cattedrale non è la “nonna” del Palio, se per “nonna” almeno, mediando il termine dal linguaggio paliesco senese, si intende la Contrada non vincente dal maggior numero di anni rispetto alle altre.
Nel nostro Palio, prendendo in considerazione i 21 partecipanti attuali, il Borgo, Rione o Comune che da più tempo non vince è infatti Canelli.

Baldichieri e San Marzanotto mai vittoriosi

Fermo restando il fatto che vi sono due Comitati, Baldichieri (debutto nel Palio 1988) e San Marzanotto (prima apparizione nel 1990) a non avere mai vinto. Partendo però dall’anno della ripresa (1967) della manifestazione, è il Comune di Canelli ad attendere da più anni il bis, avendo trionfato nel 1974.

Di quel Palio riviviamo l’accaduto, andando a riprendere ciò che scrivemmo sulle pagine del nostro bisettimanale nel 2013, ripercorrendo i trionfi negli anni andati.

L’anno della beffa

Per i Borghi cittadini il 1974 è l’anno della beffa. Due i candidati alla vittoria, Tanaro e San Martino San Rocco, entrambi “castigati”, per diversi motivi, dall’intraprendenza di Mauro Finotto, di professione meccanico, che regalò il Drappo a Canelli del Rettore Gian Carlo Pulacini. Una curiosità: fu un Palio colorato di biancazzurro. I primi quattro fantini classificati indossavano casacche di questi colori.

Batterie: due, ognuna di tre giri, i primi tre in finale.
Capitano: Romano Coppellotti.
Magistrati: Mario Quirico e Nando Olivero.
Mossiere: Sabatino Vanni (Siena).
Maestro: Gea Baussano.

Prima batteria

Prima batteria, dallo steccato: Santa Maria Nuova (Osvaldo Santucho su Balin), San Paolo (Alfredo Perraro su Speranza), Cattedrale (Giorgio Carnovale su Antimonio), San Silvestro (Giovanni Cocito, su Sigfrido),  Canelli (Mauro Finotto, su Spumantino), San Martino San Rocco (Ruben Acosta, su Terrens) e Nizza (Angelo Garbarino, su El Fayum). Corsa abbastanza regolare, con un’unica emozione dettata dalla problematica partenza di Alfredino Perraro, fantino di San Paolo. Il canapo cadeva ma lui restava lì. Inutile la sua forsennata rimonta, con disperato attacco (fallito) alla terza posizione occupata da Canelli. La batteria era appannaggio della Cattedrale, con Giorgio Carnovale, detto Whisky, a precedere Ruben Acosta, argentino di San Martino San Rocco, grande favorito. Mai nelle prime posizioni San Silvestro e Nizza. Nelle retrovie Santa Maria Nuova. In finale Cattedrale, San Rocco e Canelli.

Seconda batteria

Seconda batteria, dallo steccato: Don Bosco Viatosto (Antonio Pigliaru, su Cabalestra), San Lazzaro (Graziano Grego, su Grazia), San Pietro (Ramon Alvez, su Pomin), Tanaro Trincere Torrazzo (Francesco  Zerbinati, su Tuono), Costigliole (Sergio Ruiu, su Tempesta), Torretta N.S. di Lourdes (Rinaldo Spiga, su Solitario) e San Secondo (Mario Beccaris, su Gabula). Dopo uno spettacolare volo tra i canapi di Graziano Grego e notevoli problemi nel trovare un allineamento accettabile, il mossiere Vanni dava buona una partenza al limite (ma davvero al limite…), con la Torretta girata al contrario ed il fantino Ramon Alvez di San Pietro a far la conta dei denti mancanti: meno due e un labbro spaccato. Gli altri cinque filavano via. Tanaro partiva davanti e la sua posizione non veniva più insidiata. Dietro emergeva San Secondo con il debuttante Beccaris, mentre Ruiu stentava a controllare il ritorno della Torretta (Spiga). Cadeva Don Bosco Viatosto (Pigliaru), mentre San Lazzaro non entrava mai nella “bagarre”. In finale Tanaro, San Secondo e Costigliole.

La finale

Finale, dallo steccato: Cattedrale (Carnovale, detto Whisky, su Antimonio), San Martino San Rocco (Acosta, detto Martino, su Terrens), San Secondo (Beccaris, detto Panighino, su Gabula), Canelli (Finotto, detto Iora, su Spumantino), Tanaro (Zerbinati, detto Topolino, su Tuono) e Costigliole (Ruiu, detto il Professore, su Tempesta). L’atteso duello tra Tanaro e San Martino San Rocco non avveniva, poiche il fantino biancoverde Acosta indovinava una partenza perfetta e prendeva il volo. Sembrava fatta per il Borgo di Lorenzo Ercole, ma, come già accaduto l’anno prima con Renato Magari, un errore (chissà…) nel conteggio dei giri, due invece di tre, induceva Acosta ad allargarsi nel corso della terza (per Acosta invece, ma soltanto per lui, la quarta) tornata. Topolino intanto era caduto e lo scosso di Tanaro sembrava prendere la testa, ma a sorpresa, dal nulla, da uno spazio esiguo a fil di steccato, usciva Mauro Finotto, che regalava il primo (e finora unico) successo nella storia del Palio al Comune di Canelli. Alle sue spalle, nell’ordine: Tanaro, Costigliole, Cattedrale, San Martino San Rocco e San Secondo. 

Massimo Elia

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