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Attualità
Il racconto della finale

Palio: San Lazzaro, settimo sigillo

L’accoppiata composta dal fantino Giuseppe Zedde e dal mezzosangue Aiò de Sedini corona il sogno del Borgo guidato da Silvio Quirico
“Il settimo sigillo”: il lungometraggio di Ingmar Bergmann raccontava i sette significati del silenzio celeste, mentre il trionfo gialloverde nel Palio di domenica scorsa più che un racconto è semplicemente una conferma. Il Borgo San Lazzaro, guidato dal Rettore Silvio Quirico, ha dimostrato ancora una volta forza e grandezza conquistando il settimo Drappo della sua storia a partire dall’anno della ripresa.

Una vittoria non casuale e neppure aiutata dalla buona sorte: semplicemente strameritata. Nata da un lavoro mirato e mai improvvisato, dalla coesione di un Comitato di cui Quirico rappresenta il vertice ma che si fonda su una struttura ed una organizzazione di prim’ordine. Basata su una commissione corsa da sempre attenta e competente e su un fantino, Giuseppe Zedde, impossibile non sottolinearlo, diventato uno di famiglia.

“Gingillo” arrivò a San Lazzaro nel 2014 ed in sette anni (sette, ecco che questo numero magico si ripete…) ha portato in dote ai ramarri due Drappi, 2017 e 2022, un secondo posto (2016), un quarto (2019) ed un quinto posto (2015). Di Giuseppe Zedde si può soltanto parlare bene: mai una parola di troppo, sempre misurato nelle sue affermazioni, mai polemico….

E pensare che in questo 2022 di ragioni per polemizzare ne avrebbe avute eccome. La sua forza è rappresentata dal lavoro e dalla professionalità: i suoi cavalli sono sempre di prim’ordine, pronti alla battaglia anche nel momento in cui in battaglia non dovrebbero neppure andarci.

E’ il caso di Aiò de Sedini, ammirato da chi scrive in occasione delle corse allo stadio. Al punto di arrivare ad esternare questa ammirazione allo stesso “Gingillo”, facendogli intendere come Aiò apparisse pronto per diventare protagonista in un grande Palio. E quando domenica, poco dopo le 14, in un casuale incontro sotto i Portici Pogliani con Silvio Quirico, le su parole…«abbiamo avuto un piccolo problema e prudenzialmente non porteremo in pista Cristallo», il pensiero è stato: “non cambia nulla, Aiò dimostrerà tutta la sua forza”.

Al cospetto di una piazza gremita all’inverosimile, con Federica, la moglie di Giuseppe, figura fondamentale nella carriera di “Gingillo”, ad osservare, dieci metri dietro il canapo, con un pizzico di nervosismo le fasi della lunghissima mossa della batteria, era fin troppo facile immaginare quello che di lì a poco sarebbe successo. Bircolotti ha richiamato Zedde, in maniera molto soft, sapendo che il cavallo faticava ad avvicinarsi al canapo non perché lui non ce lo portasse, ma perché Aiò, in piazza Alfieri, non ci aveva mai mezzo zoccolo e il frastuono lo e le strizzate lo infastidivano.

“Gingillo” lo teneva semplicemente fuori dalla battaglia, confidando sul motore e sulle doti di potenza esplosiva del suo baio di sei anni finito in guerra senza preavviso. Ha vinto San Lazzaro, ha vinto un quartiere popoloso ed entusiasta, ha trionfato il Borgo “sempre caricato a palla”, ogni anno, puntualmente, con l’unico obiettivo di arrivare in pista per piazzare la “zampata” vincente. E dopo le mertitate lodi a Rettore e fantino, il bravo di cuore va a tutto il popolo e a tutti gli entusiasti gialloverdi: «Mai nessuno come loro!».

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