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Per un riconoscimentogli artisti se ne vanno
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Per un riconoscimento
gli artisti se ne vanno

"Ad Asti si respira nell'aria un polline d'arte" è l'espressione poetica cui ricorre l'assessore Cotto nell'approcciare il discorso inerente ai grandi personaggi

"Ad Asti si respira nell'aria un polline d'arte" è l'espressione poetica cui ricorre l'assessore Cotto nell'approcciare il discorso inerente ai grandi personaggi fuoriusciti dall'ambiente culturale astigiano e partiti verso la notorietà nazionale e oltre. Questo esula un po' dalle difficoltà con cui lui in prima persona è chiamato a destreggiarsi quotidianamente, ma può essere un incoraggiamento a cercare di continuare a lavorare per migliorare la situazione, nella speranza, non tanto che nascano dei nuovi fratelli Conte, ma che la vocazione culturale della città di Asti non sia sommersa dalle difficoltà in cui ci siamo impantanati e da cui sarà difficile venire fuori.

Nei campi del teatro e della musica, «il problema, comune a tutte le città di provincia ma che qui mi sembra più acuito che altrove, è che se tu vuoi davvero ottenere la consacrazione, devi andare via. Questa condizione mi sembra che susciti un po' di frustrazione, soprattutto nel mondo degli attori: ne abbiamo di molto bravi, inseriti in compagnie che funzionano, con persone brave dal punto di vista organizzativo oltre che sul palco, ma per ottenere il riconoscimento devono andare fuori. Poi magari tornano e allora, se va bene, gli viene riconosciuto lo status di persona che ha avuto successo» è la lettura dell'assessore. «Io continuo a pensare che il mio compito non sia solo quello di organizzare festival e portare grandi personaggi. Vorrei lasciare qualcosa che duri nel tempo, come Akamu, l'Accademia della Canzone, un luogo dove, anche con pochi fondi a disposizione possono nascere dei talenti, basta far venire ad Asti le persone giuste. Mi piacerebbe anche dare la possibilità ai nostri direttori artistici di girare l'Italia, perché ora come ora molte cose ce le perdiamo oppure ci arrivano per sentito dire, ma qui ritorna il discorso delle risorse».

La mancanza di soldi fa sì che ci si trovi a dover fare Asti Musica, Asti Teatro e una stagione teatrale con 300 mila euro. In questa situazione, ai musei e alla biblioteca non rimane che qualcosa che talvolta non si avvicina nemmeno al minimo indispensabile. Sul tema dei musei e delle sale espositive, Ottavio Coffano spende qualche nota critica: «Ad Asti ci sono ben diciassette musei, tutti lontani e scollegati, con conseguente aumento dei costi. Ognuno vuole la sua autonomia per giocare con il proprio giocattolo, ma meglio sarebbe accorparli: un ingresso solo, pochi custodi, una sola amministrazione. Le mostre che vengono allestite in alcuni casi possono anche essere ben fatte e positive, ma si rivelano sterili e improduttive perché non c'è una strategia né una linea culturale dietro». Laurana Lajolo invece, per le sue collaborazioni con le scuole, conosce i problemi della convivenza che possono nascere in una società multietnica: «Il tessuto culturale che permette di mettere insieme le persone è carente. I ragazzi stranieri di seconda generazione, che vivono in famiglie di cultura diversa, sono soggetti a contraddizioni fortissime: sono attratti dalla nostra società, ma entrano in casa e hanno un'altra modalità di vita, su cui poi possono innestarsi discriminazioni capaci di creare pericolose tensioni».

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