"Ho lavorato per anni in un paese del Golfo: il mio padrone era musulmano come me, mi ha sempre chiamato "asino" o "animale". Ho dovuto mangiare solo riso e la mia vita
"Ho lavorato per anni in un paese del Golfo: il mio padrone era musulmano come me, mi ha sempre chiamato "asino" o "animale". Ho dovuto mangiare solo riso e la mia vita dipendeva dal suo umore. Adesso, sono a Milano, in questa "terra d'infedeli", eppure mi chiamano per nome e mi chiedono cosa voglio mangiare: questa gente potrà mai andare all'inferno?". Questo è stato il toccante aneddoto riportato dal professor Paolo Branca, docente di Arabo presso il "Sacro Cuore" di Milano, relatore all'incontro "Capire il presente, Cristianesimo e Islam: incontro tra culture", tenutosi sabato pomeriggio al polo universitario Uni Astiss. Le parole sono quelle di un pakistano, giunto a Milano in un rifugio per migranti e commosso da un inserviente che gli aveva semplicemente chiesto, chiamandolo per nome, cosa preferisse mangiare.
L'intero convegno, promosso da Lions Club Asti Host, fondazione Assisi Pax International, fondazione CR Asti e progetto culturale Diocesi di Asti, ha avuto come intento quello di offrire uno spazio di riflessione sulla possibilità di una convivenza tra civiltà, basata sul reciproco rispetto. Il fulcro dell'intervento di Paolo Branca è stato che "dobbiamo tornare alle nostre fonti e chiedere all'altro di fare altrettanto per trovare quell'acqua pura che ci ridia la vita". Con un discorso trasversale e incentrato sull'emancipazione da una visione letterale della Scrittura, attraverso cui Dio non ha dettato un codice, ma si è raccontato all'uomo, ha invitato alla riscoperta delle origini, gesto che permette di scorgere una medesima atmosfera nell'intuizione religiosa dell'uomo. Il rapporto materno di Dio con le sue creature è la comune risposta che l'uomo ha dato alla sua unica ricerca del trascendente, la quale solo con il trascorrere dei secoli si è poi ramificata nelle diverse religioni.
Padre Gianmaria Polidoro, fondatore e presidente onorario di Assisi Pax International, che ha incontrato personalmente in missioni di pace, tra gli altri, personaggi come Gorbacëv e Reagan, invece ha parlato di come accettare "l'altro" sotto l'ispirazione di San Francesco, modello di umiltà e di lettura della realtà dal punto di vista di Dio, spendendo una particolare sottolineatura sulla non-violenza, gesto di grande forza e non di ignavia. Infine, il professor Massimo Raveri, docente di religioni e filosofie dell'Asia Orientale all'Università Ca' Foscari di Venezia, ha offerto un'apertura su forme di fede lontane dalla nostra e sull'utopia che arma la mano degli jihadisti contro il mondo, secondo loro da cancellare così com'è per favorire l'avvento della luce della verità. Significativo inoltre è stato il momento in cui si è soffermato sul concetto di "dialogo": un rischio, ma un rischio infine necessario, che va inteso come esperienza di una comune complessità, non impoverito, come tendiamo a fare, in un "addomesticamento della diversità" altrui ai nostri canoni.
Ogni intervento è stato introdotto e cadenzato dalle osservazioni del prof. Piero Stefani, docente di Bibbia e Cultura alla facoltà Teologica di Milano. Era molto atteso, tra gli ospiti, lo scrittore e giornalista Younis Tawfik, iracheno di Mosul esule a Torino, dove presiede il Centro culturale italo-arabo. Avrebbe dovuto parlare per il mondo musulmano, ma purtroppo la recente operazione della figlia e un importante incontro con la comunità islamica di Torino, in programma alle 18 di sabato stesso, hanno privato la comunque numerosa ed entusiasta platea della sua preziosa testimonianza.
l.p.