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Attualità
Intervista

Parla il candidato a sindaco di Asti Paolo Crivelli: «Insieme per cambiare la città»

Punta a valorizzare le singole competenze a servizio del bene comune – Il collegamento sud/ovest? «È un’opera utile»

Reduce dai primi tre percorsi d’ascolto, due in città e un terzo nella frazione di Montemarzo, il candidato a sindaco del centrosinistra Paolo Crivelli ha avuto conferma, da pochi giorni, che dovrà confrontarsi, tra gli altri candidati, con il sindaco uscente, Maurizio Rasero.

Lei è riuscito in una grande impresa mettendo insieme le molte anime di una coalizione, quella del centrosinistra, differenti tra loro per sensibilità e priorità. Può considerarlo già un successo rispetto alla mancata coalizione di cinque anni fa.

Quello che sta succedendo ad Asti è un evento storico dove riusciamo a far collaborare e cooperare insieme realtà molto differenti. Non è una passeggiata, mi rendo conto, ma mettere insieme queste realtà è un lavoro di squadra che implica anche delle rinunce personali.

I temi dell’unità e della collaborazione le sono molto cari anche per la sua esperienza di volontario per aiutare i più fragili, in Italia come in Africa. Sensibilità sentite anche ad Asti, che attendevano l’arrivo di qualcuno che le potesse riportare al centro del dibattito politico. Si sente investito di questo ruolo? Come l’hanno convinta ad accettare la candidatura?

Il centrosinistra ha deciso di chiamarsi “Asti Insieme” anche per questo, ma c’è un cammino che è iniziato molti mesi fa, quando non ero ancora coinvolto nel progetto. Erano stati individuati dei candidati, ma poi non si è riusciti a chiudere con un nome unico per vari motivi. A un certo punto c’è stata una situazione di stallo e sono venuti a chiedermi se avessi voluto essere la persona disponibile a unificare tutte queste realtà. Non me la sono sentita di sottrarmi a questa chiamata, ma sempre con spirito di servizio.

Un po’ come il Presidente Sergio Mattarella che ha parlato di “una chiamata inattesa cui non ha potuto sottrarsi”.

Non esageriamo. Ho fatto questa scelta, ma più nel piccolo. Sono andato in pensione, ho quattro nipoti e farei volentieri il nonno. Sarei tornato anche in Africa per dare una mano negli ospedali. Nei recenti incontri avvenuti con varie realtà, tra cui il mondo del volontariato, ho incontrato tante persone che sono tornare alla politica, dopo anni, forse perché hanno intravisto in me un candidato fuori dalla tradizionali forze politiche, che rappresenta quei valori in cui credono anche loro. Tutte queste persone mi danno la forza di andare avanti in questo cammino.

Lei è un candidato che non ama le polemiche, che non si pone “contro”, ma ha sempre un approccio positivo. Non è neanche contro il sindaco Rasero, ma sempre per la città. Non pensa che questo atteggiamento possa essere letto come un segno di debolezza? La gente aspetta risposte risolute su temi quali il lavoro, lo sviluppo e i grandi investimenti.

Io ho la fortuna di trovare persone che spontaneamente si mettono al servizio della città e non mi chiedono niente. Alcune di loro hanno competenze importanti e molte vogliono lavorare nel silenzio. Una di queste ha fatto una disamina prendendo in considerazione il Rapporto de Il Sole 24 Ore, ma non solo, sul benessere della città e ha presentato il quadro su come si possa rilanciarla dal punto di vista dell’occupazione. Persone che possono portare contributi preziosi. Abbiamo poi costituito delle commissioni su vari temi dove c’è un facilitatore di sintesi e nel giro di un paio di settimane avremo documenti che condivideremo con i nostri concittadini. Poi ci sono i momenti di ascolto nei quartieri per capire le necessità reali e non scrivere un programma calato dall’alto. Un primo momento è di ascolto, poi torneremo per proporre soluzioni affinché, se un domani saremo premiati, inizieremo fin dal primo giorno la realizzazione del programma. Inoltre dobbiamo unire i sindaci, puntare all’unità con loro e lavorare insieme per dare una svolta epocale a questo territorio.

Ottime intenzioni, ma spesso in politica succede che ognuno, anche i sindaci, sia più propenso a guardare nel proprio cortile.

Sì, ma ci sono temi trasversali e importanti che interessano tutti. Ad esempio: cosa ne facciamo dei contenitori vuoti di questa città? Difendere l’ospedale e le sue eccellenze è un altro obiettivo su cui tutti dovrebbero lavorare.

Poi c’è la progettazione del nuovo collegamento sud/ovest, opera divisiva anche nella sua stessa maggioranza. Lei è favorevole alla sua costruzione? Da quanto ne sappiamo la strada sarà molto più simile a una circonvallazione.

Sì, la considero utile, soprattutto perché abbiamo, tra le nostre priorità, anche il rispetto dell’ambiente e il raggiungimento di certi obiettivi sulla qualità dell’aria. Questo territorio potrebbe essere anche un luogo di sperimentazione di nuove idee perché la lotta contro il collasso climatico interessa anche i nostri giovani. Asti può diventare un modello di alternative per proteggere l’ambiente. Cercheremo inoltre di allargare la ZTL facendo, però, un lavoro sinergico con i commercianti. Questo significa progetti pilota sulla viabilità, della durata di 6 mesi, con monitoraggio constante dei risultati.

In caso di vittoria riuscirà a tenere insieme la sua grande maggioranza?

Abbiamo già chiarito che nessuno potrà chiedere poltrone e non saremo quelli del Cencelli. In caso di controversie, il giudizio del sindaco sarà quello decisivo.

Le citazioni chiave: da Giorgio La Pira al Beato Allamano

Volontariato, partecipazione, pace, dialogo, confronto, ascolto, rispetto sono parole che il candidato sindaco del centrosinistra, Paolo Crivelli, usa più volte durante la nostra intervista. In un’ora e mezza di confronto non ha mai mosso critiche dirette al suo avversario principale, Maurizio Rasero, ma ha voluto rimarcare la sua visione di città diversa da quella odierna. Crivelli cita Giorgio La Pira, storico sindaco di Firenze (che ha promosso il cristianesimo sociale e il dialogo tra i popoli), il teologo luterano tedesco Dietrich Bonhoeffer («Il senso morale di una società si misura su ciò che fa per i suoi bambini»), ma anche il Beato Giuseppe Allamano («Il bene fa poco rumore: il molto rumore fa poco bene. Il bene va fatto bene e senza rumore»).

Crivelli non ha dubbi che se dovesse essere eletto sindaco ripristinerà sul balcone del municipio la bandiera della pace, ma afferma anche di voler fare una campagna elettorale “sobria” «per rispettare i cittadini che non arrivano alla fine del mese». Medico ed esperto in malattie infettive, parla anche dei suoi colleghi che hanno affrontato due anni di pandemia. Ricorda i momenti difficili, all’inizio, quando «le mamme non tornavano a casa per il timore di infettare i loro figli».

Il candidato del centrosinistra avrà poco meno di tre mesi per farsi conoscere all’elettorato e tentare di convincerlo ad affidargli i prossimi cinque anni di amministrazione della città.

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