«Presidente? No, mi faccio chiamare così solo quando sono arrabbiato. Io sono e resto Enrico Fenoglio». Che, volente o nolente, dal 7 luglio è il nuovo presidente di Ascom Confcommercio Asti, la maggiore delle associazioni dei commercianti. Un’elezione quasi «bulgara» la sua: 467 preferenze contro le poco più di 50 di Giorgio Guasco, indicato come suo competitor alla presidenza. Subentra ad Aldo Pia, per 15 anni alla guida di Ascom, che non si era più ricandidato. Agente immobiliare, è stato presidente della Federazione dei mediatori immobiliari con incarichi anche a livello nazionale.
Fenoglio, che cosa ha detto o fatto per convincere così tanti a darle fiducia?
Che cosa ho detto? A me piace fare poche parole, ho sempre cercato di fare e di coinvolgere gli altri. In questi casi l’«io» non esiste, dobbiamo essere «noi» ed evidentemente sono riuscito a coinvolgere un po’ di persone.
E’ stato quasi un plebiscito: c’era voglia di cambiare?
Mi pare che negli ultimi anni siano mancate le proposte. Io dico che nelle cose bisogna crederci, non basta dire che questo o quello non va. E più di uno mi ha cercato per dire che bisognava fare finalmente qualcosa. Ecco, possiamo dire che dai commercianti è arrivato il segnale che bisognava cambiare la vecchia nomenclatura. Attenzione: non i vecchi, perché io (sorride) ho 77 anni… ma un certo modo di gestire le cose.
C’è un’idea, un progetto da cui vorrebbe partire?
Più che un progetto, vorrei portare un metodo: basta lamentarsi, facciamo. Poi certo, qualcosa da fare c’è, ad esempio sul mercato.
Non le piace dov’è? Lo vuole riportare in piazza Alfieri?
Riportarlo in piazza Alfieri è impensabile, però così com’è ora è penoso. Perché quelle corsie così larghe? Lo rendono dispersivo e restringendole si recupererebbe spazio per i posteggi. Servirebbe un po’ più di qualità nelle offerte, e questo lo possono fare solo gli ambulanti. Dovrebbero esserci anche banchi più ordinati. Parlo di cose che un po’ conosco: i miei erano ambulanti col banco a Porta Palazzo a Torino. Piazza Alfieri deve restare per gli eventi che portano gente da fuori in città e quindi possibilità per il commercio. Poi, se invece si trovano altre aree in centro per spostare il mercato… ma mi sembra complicato.
Il commercio fisso in centro soffre: uno dei problemi, si dice, è il caro affitti, le risulta?
Fino ad un certo punto, perché prima o poi in centro le saracinesche si alzano. Abbiamo riavviato una mappatura per capire il valore dei locali commerciali su cui influiscono diversi fattori. L’idea è di arrivare ad un accordo come quello che abbiamo stipulato per le abitazioni e che penso sia un fiore all’occhiello di Asti perché offre benefici sia a proprietari di casa che agli inqulini. Su questo siamo stati all’avanguardia in Italia, col primo accordo siglato nel 2013, poi però non portato avanti. Ora vogliamo riprenderlo. E, certo, dobbiamo anche «inventarci» delle cose nuove.
A cosa si riferisce?
Dobbiamo tenere conto che è cambiato il mondo: una volta, ad esempio, la sera i bar erano pieni, era normale uscire per andare al bar. Oggi si sta di più a casa a guardare i film delle pay tv. Dobbiamo trovare modi nuovi di offrirci al pubblico.
Idee per rilanciare il centro?
Io non vorrei che fossero proposte calate dall’alto, ma invece che nascessero dalla voglia dei nostri commercianti di fare qualcosa. Non voglio sottrarmi, ma vorrei prima sentire le idee di tutti e poi insieme decidere che cosa si può portare avanti. Si può iniziare anche da piccole cose: ad esempio non mi dispiacerebbe se si potessero detassare le insegne luminose, perché danno allegria e rendono il centro più bello. Ovviamente non è questa la priorità: serve la voglia di partecipare. Sui grandi progetti mi piacerebbe veder realizzato il parcheggio sotterraneo davanti all’Università: si ricaverebbe una nuova area a disposizione della città.
Il Distretto del Commercio può essere una soluzione? Come mai non si è riusciti ad usare tutti i fondi a disposizione?
Come per tutto, bisogna crederci, e forse anche qui fin dall’inizio chi doveva proporre non ci ha creduto fino in fondo. Forse è mancata un po’ di comunicazione al nostro interno, spiegare bene come potevano essere utilizzati quei fondi: certo richiedevano una compartecipazione da parte del commerciante, ma mi sembra normale. Dopo di che non vanno sprecati né saranno restituiti, ma utilizzati per i fini concessi. Se ci sono degli aiuti è importante poterli sfruttare.