Da evidenziare l’intervento del consigliere Federico Garrone che ha duramente criticato il mancato vincolo, 3 anni fa, sull’immobile
La discussione in aula, seguita al Consiglio aperto, ha portato all’approvazione di un ordine del giorno con il quale si dà mandato alla giunta e al sindaco di «interloquire con l’Ente proprietario dell’Oasi per indirizzare il recupero urbano verso soluzioni alternative che siano rispettose dell’ambiente e migliorative per la zona nord della città», ma anche «a confrontarsi con i responsabili della Coop per favorire la sua ricollocazione e riqualificazione, possibilmente in contenitori vuoti e a garantire l’occupazione degli attuali dipendenti». Si tratta di un odg, votato all’unanimità, prima dell’approvazione della proposta di delibera di variante parziale al Piano regolatore per preservare l’area verde dell’Oasi dalla cementificazione. Non ancora una vera variante, ma la volontà di chiedere agli uffici di redigerne una che ponga un vincolo ai fabbricati di pregio e al verde del sito in questione. Eppure, secondo alcuni pareri espressi durante la seconda parte del Consiglio, anche questo atto potrebbe non servire a chiudere la partita.
«Si tratta di una pratica che poteva essere risolta in precedenza con opportuni accorgimenti» ha commentato il sindaco Maurizio Rasero che ha spiegato di essersi mosso sul caso autonomamente, confrontandosi con il vescovo e con il vice presidente di Nova Coop. «In questo momento abbiamo dato ai proponenti un preavviso di diniego e ricevuto le osservazioni alle quali seguiranno le controsservazioni, ma non dobbiamo nascondere che il diniego non impedirà di fare tutti i passaggi del caso con un esito non scontato: la partita è aperta e potrebbe non risolversi nell’aula del Consiglio comunale». Un’alternativa paventata dal sindaco è quella di chiedere ai soggetti proponenti una sospensione, «così da consentirci un confronto mentre si va avanti con la variante». L’aula di cui ha parlato Rasero è quella del tribunale, perché l’eventuale variante al piano regolatore potrebbe essere impugnata davanti al TAR.
L’ombra del ricorso al TAR
A spiegare lo scenario che si potrebbe aprire è stato il consigliere Federico Garrone (Noi per Asti). «Il vincolo sull’Oasi doveva essere messo 3 anni fa ai tempi della discussione della Variante 31 che già lo prevedeva. Però venne tolto prima dell’approvazione e oggi la Giunta è costretta a fare un’azione di forza su un diritto costituzionale come l’iniziativa economica. E’ normale secondo voi – ha continuato Garrone – essere qui, il 2 agosto, con 40 gradi a studiare una pratica che si poteva fare 3 anni fa senza ledere alcun diritto? Perché non illudiamoci che il proponente non faccia ricorso». Gli interventi dei consiglieri hanno ripreso molte considerazione già fatte dai cittadini. C’è chi ha ricordato la convenzione del 1991 tra Comune e Coop, come Massimo Cerruti del M5S («devono passare 60 anni dalla stipula per cedere il diritto di superficie quindi non si può spostare il centro commerciale»), e chi si è preoccupato del futuro delle restanti attività vicine alla Coop, come nel caso di Angela Quaglia (CambiAMO Asti): «La lavanderia e il giornalaio che fine faranno se si trasferisce la Coop?
L’amministrazione proponga il trasferimento nella zona ex Upim creando un parcheggio sotto la Colli di Felizzano». Per Giuseppe Passarino (Uniti si può) la soluzione è «destinare alla Coop il piano terra dell’ex Enofila, una realtà che ha già dei parcheggi», mentre per Beppe Rovera (La città ai cittadini) «non esiste una visione di città, ma due luoghi, l’Oasi e Praia, che vengono stravolti da un’unica operazione». «Se iniziamo con la Coop, – ha aggiunto – poi cosa impedirà di mettere l’Agrivillage a Viatosto? E vuoi non fare poi una bretella di tangenziale che li unisca? Possibile che la Coop in 3 anni non abbia trovato dove andare?»
Prima la variante, poiil confronto tra le parti
Angela Motta (PD) ha ripercorso la lunga vicenda dal novembre del 2015 quando venne predisposto uno studio di fattibilità per una media superficie di vendita sfruttando le deroghe del Piano Casa ai piani regolatori. «Il ruolo dell’amministrazione è prendere decisioni e trovare soluzioni ai problemi che si presentano – ha detto – Ma occorre tempo, e per averlo noi del PD chiediamo di confermare la variante al piano regolatore della Giunta Brignolo per evitare scempi ambientali e colate di cemento nell’Oasi».
Scelte che di certo scontenteranno qualcuno, come ha rimarcato Silvio Simonazzi (Forza Italia) consapevole che «non sarà possibile far piacere a tutti», mentre Paride Candelaresi (I Giovani Astigiani) ha detto di avere dubbi sul progetto sotto il profilo «etico e morale», con una precisazione: «Non credo che l’Oasi sia intoccabile e noi dobbiamo fare ripartire Asti: che questa ripartenza della città sia la Nova Coop, l’hospice o il residenziale, abbandoniamo l’idea che non sia possibile toccare le cose già esistenti». Mario Vespa (Movimento Galvagno) ha invitato l’amministrazione «a scegliere ciò che sarà più utile alla città sotto l’aspetto economico, sociale e ambientale», Francesca Ragusa (Lista Rasero) ha invitato a «non fare demagogia sul caso», Luigi Giacomini (Fratelli d’Italia) ha suggerito alla Diocesi «di preoccuparsi delle esigenze umanitarie dei residenti dando all’Oasi finalità sociali, sanitarie o universitarie», mentre Monica Amasio (Lega Nord) ha espresso «scetticismo per il modo in cui è stata strutturata l’intera operazione».
Riccardo Santagati