Mentre il Piemonte è stato “promosso” in zona gialla, con la riapertura, sebbene parziale, di bar e ristoranti e l’allentamento delle misure straordinarie di contrasto alla pandemia, il presidente della Regione, Alberto Cirio, guarda oltre l’immediato futuro e spiega come si procederà con il Piano vaccini che il Commissario straordinario all’emergenza, Domenico Arcuri, ha illustrato pochi giorni fa.
Tutto questo senza abbassare i livelli di guardia perché, come Cirio sa bene, le prossime settimane rappresentano un rischio, per quanto riguarda assembramenti e spostamenti sul territorio, che potrebbe agevolare una temuta terza ondata dell’epidemia.
«Ora che la pandemia ci permette di rialzare la testa, siamo già al lavoro per aggiornare il nostro piano pandemico» ha dichiarato Cirio nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta per presentare come il sistema sanitario regionale si stia attrezzando per fronteggiare un’eventuale terza emergenza.
«Ci auguriamo tutti di non doverne affrontare le conseguenze – spiega il presidente – Ma affinché ciò sia possibile dobbiamo prepararci, potenziando ancora di più i nostri posti letto e il sistema di contact tracing, accanto al Piano per le vaccinazioni antiCovid, che saranno lo strumento fondamentale per vincere questa battaglia».
Il Piano di vaccinazione antiCovid
Dalla Regione hanno spiegato che il Piano di vaccinazione contro il Coronavirus prevede tre fasi in successione: la prima riguarda il personale sanitario e delle RSA, la seconda il personale scolastico, le forze dell’ordine, i soggetti fragili e gli over 60, la terza il resto della popolazione.
La prima fase, che sarà avviata a fine gennaio, vedrà la somministrazione del vaccino e il relativo richiamo a 120 mila soggetti delle aziende sanitarie e 75 mila delle RSA. I vaccini saranno consegnati da Pfizer ai 28 hub sanitari individuati in Piemonte, che la Regione sta attrezzando con 30 congelatori in grado di assicurare la temperatura di – 80° richiesta per la corretta conservazione, e da lì saranno smistati ai presidi sanitari e alle RSA per procedere con la prima somministrazione cui seguirà un richiamo dopo una ventina di giorni. Il completamento della prima fase è perciò atteso in circa 50 giorni.
La dislocazione degli hub
Sono 28 gli hub selezionati dalla Regione e che coprono tutto il Piemonte a seconda della popolazione interessata: 10 sono nel Torinese, 4 nell’Alessandrino, 2 nell’Astigiano, 1 a Biella , 4 nel Cuneese, 3 nel Novarese, 2 nel Verbano, 2 nel Vercellese. La somministrazione del vaccino, hanno precisato dall’Ente, sarà operata 7 giorni su 7 da team formati e composti ognuno da un medico, 4 infermieri, 4 OSS e 4 addetti amministrativi.
«Per questa prima fase abbiamo scelto di portare il vaccino alle persone e non viceversa per garantire la massima sicurezza al delicatissimo settore sanitario in quella che è a tutti gli effetti una sfida epocale – racconta il Commissario per l’area giuridico-amministrativa dell’Unità di Crisi della Regione Piemonte Antonio Rinaudo – Questo vaccino presenta caratteristiche tali per cui dobbiamo prestare massima attenzione alla logistica, assicurando, ad esempio, una catena del freddo perfetta e l’ottimizzazione di tutte le fasi preparatorie e di somministrazione».
Ma già si sa che per le fasi successive del piano vaccini, che coinvolgerà le categorie a rischio e il resto della cittadinanza, il percorso potrà prevedere l’utilizzo di grandi strutture coperte debitamente attrezzate.
«A Torino l’attuale ospedale temporaneo Valentino si presta benissimo a questa operazione – ha detto il Commissario generale dell’Unità di Crisi della Regione Piemonte Vincenzo Coccolo – L’area verrà rimodulata con una zona di accesso, l’accettazione, l’area di attesa, cinque aree di somministrazione con 60 postazioni ognuna, e una sala post somministrazione per eventuali monitoraggi specifici. Avremo una capacità di somministrazione di 10 mila dosi al giorno».
Potenziamento delle terapie intensive e subintensive
Ma se la terza ondata dovesse arrivare, e molto dipenderà dai comportamenti che ogni cittadino osserverà durante le festività di fine ano, ci saranno 774 posti letto in terapia intensiva che il sistema sanitario regionale potrà mettere in campo per contrastare una nuova richiesta di ricoveri.
«La scorsa settimana – hanno ricordato i vertici regionali – si è conclusa la procedura d’urgenza bandita da Scr, su mandato del Dirmei, per l’acquisto delle attrezzature necessarie ad attivare ulteriori 160 letti di rianimazione nei principali ospedali piemontesi, che andranno ad aggiungersi alla dotazione di 327 posti strutturali disponibili all’inizio dell’epidemia e agli ulteriori 287 provvisori che gli ospedali sono stati in grado di allestire in fase emergenziale. Tutto ciò, prima ancora che vengano realizzati i 299 posti del piano Arcuri, per i quali la Regione è stata autorizzata a procedere soltanto ad ottobre».
Icardi: «Compiuto uno sforzo gigantesco»
«Sull’implementazione dei posti letto di terapia intensiva – evidenzia l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi – la Sanità regionale ha compiuto uno sforzo gigantesco. Nella prima fase della pandemia ha triplicato le disponibilità, passando da 327 a 614 posti immediatamente attivabili. Ora aggiunge 160 nuovi posti, già in fase di realizzazione, con un investimento di 22 milioni di euro deciso a settembre, prima che diventasse operativo il piano Arcuri, che prevede ulteriori 299 posti. Complessivamente, il Piemonte potrà contare su un totale di 1.073 posti letto di terapia intensiva, tra strutturali e funzionali. Parallelamente, sempre la Regione ha provveduto ad acquistare le apparecchiature per allestirne ulteriori 120 posti di terapia subintensiva, che si aggiungeranno ai 135 esistenti e ai 305 del piano Arcuri, per un totale di 560 posti letto».
Riccardo Santagati